La penna degli Altri 11/02/2013 10:46

Roma tragicommedia. Osvaldo beffa Totti scippandogli il rigore

Si decide tutto nel secondo tempo, dopo che la Roma (schierata con il 3-4-1-2) era stata migliore per 45’ ma aveva sbagliato due gol facili con Bradley e . A Delio Rossi basta cambiare un dettaglio della Samp: fuori Soriano, un pesce fuor d’acqua da seconda punta, e dentro Sansone, che contribuisce con un gol e due assist. Gli episodi girano la gara: Lamela segna in posizione regolare, ma l’arbitro annulla su segnalazione dell’assistente Babiranti, che all’inizio dell’azione non aveva visto una posizione irregolare di Marquinho. Due errori nella stessa azione, un record. perde palla a centrocampo, scatta il contropiede e Estigarribia porta avanti i blucerchiati. Gastaldello stende Osvaldo in area: il centravanti si incaponisce per tirarlo e lo sbaglia da brocco. C’è chi dice che voleva mostrare una t shirt celebrativa alla nuova fidanzata. Osvaldo dirà poi: «Volevo fare qualcosa di importante per la squadra».

(«Ci sono rimasto male,ma poi ci siamo chiariti ») poteva e doveva farsi sentire: non l’ha fatto per l’amicizia che lo lega a Osvaldo. In ogni caso, è un harakiri. Andreazzoli («Lo sanno tutti, da vent’anni, che i rigori li tira ») si trova a gestire una situazione impossibile per un debuttante di 60 anni. L’hanno messo lì per portare buon senso, ma questa Roma il buon senso lo detesta. Sansone raddoppia subito su punizione, con la complicità di Stekelenburg. Lamela segna un gol che Celi & Co. questa volta gli lasciano, ma in 2 minuti Icardi, di testa, fissa il 3-1. Fine del calcio. Il resto è guapperia. Sabato prossimo, all’Olimpico, arriva la , che nella gara di andata (4-1) squarciò la Roma in campo e fuori, dopo le dichiarazioni di che mandarono Zeman su tutte le furie. La Roma è una bomba pronta a esplodere, come dimostra il caso-Osvaldo («Adesso so che avrò tutti quanti contro »).

Ha ragione a dire: «Non dobbiamo abbandonarlo », ma il centravanti deve essere il primo ad aiutarsi da solo. E il suo mancato rispetto delle gerarchie è stato doppiamente devastante: perché ha dato ragione a Zeman, che parlava di mancanza di disciplina nella squadra, e perché con l’egoismo non si va da nessuna parte. Tanto meno in quello che dovrebbe essere un gioco di squadra