La penna degli Altri 23/02/2013 10:44
Roma, lo «sceicco fantasma». Dubbi e misteri su al Qaddumi
Presentato da un intermediario, fu accolto a braccia aperte dietro la promessa di un acconto di 30 milioni di euro su 700 pattuiti. Promessa, non mantenuta, che inizialmente gli spalancò le porte della sede, alle spalle del Circo Massimo, che larabo ha usato per ricevere «clienti», fare pubbliche relazioni e svolgere addirittura colloqui per valutare le persone che avrebbero dovuto diventare i suoi futuri dipendenti. Viaggiava su una Porsche con un autista personale che a tempo perso lavorava pure come facchino in una società con sede sullArdeatina, il cui titolare è proprietario di un ristorante sulla via Portuense.
Ma non era quella lunica stranezza: lo sceicco aveva infatti scelto come «residenza » un casale in zona Borghesiana, estrema periferia sud-est. Da uno con patrimonio (presunto, viene da sospettare) come il suo ci si aspetterebbe altro. Sicuramente non di incontrarlo a fare colazione in un bar di via Casilina o in un altro fuori dallippodromo delle Capannelle, tappa intermedia tra casa e la sede dellAcqua Marcia, dove ha organizzato il suo (finto?) compleanno ricevendo anche in regalo un costosissimo orologio. Tra Perugia (altra sua residenza, dove vivono la mioglie impiegata e il figlio carabiniere) e Roma si spostava in treno, regionale.
E a suo tempo, insieme con il consulente Sean Desor, aveva provato a rilevare la Roma attraverso unofferta ritenuta irricevibile da Unicredit. Per gran parte della giornata di ieri sono circolate voci in base alle quali al Qaddumi avrebbe usato come tramite lex attaccante juventino Michele Padovano, il cui curriculum non è proprio immacolato (è stato condannato a 8 anni e 8 mesi di reclusione per una vicenda di droga). In serata invece fonti vicine alla società giallorossa hanno escluso che Padovano abbia avuto un ruolo nella vicenda