La penna degli Altri 17/02/2013 12:12

Ma non è stata solo la fatica



Non è stata una grande partita Roma-, almeno la prima metà buttata via, ma sicuramente è stata un sasso gettato nello stagno del campionato
. La squadra campione d’Italia e tuttora prima in classifica conferma di avere un tallone d’Achille debole e scoperto: perde troppe delle partite chiave, quelle con le grandi squadre. È successo con l’Inter, col Milan (persino con la Samp che non è nemmeno una grande), e adesso anche con la Roma. Non era un match d’alta classifica (la Roma ci è arrivata con un imbarazzante nono posto in tasca), ma insomma la partita pesava ugualmente, per rivalità, tradizione e reciproca antipatia. Più che una gran punizione di Pirlo, spettacolarmente parata da Stekelenburg, la non ha prodotto.



(...)La Roma ha salutato la meritata vittoria come la liberazione da un incubo. Dopo aver attraversato progetti di carta, schemi di burro dei più svariati allenatori, muri di illusioni, sentieri di chiacchiere ed essersi spaccata a Genova con la storia del rigore di Osvaldo rubato a , solo una vittoria con la poteva rimetterla in carreggiata. I tifosi avevano già cominciato a mettere sotto assedio Trigoria, ogni uscita di Osvaldo una botta, un sasso, uno sputo alla macchina. Dentro il gol di e l’esultanza alla fine della partita, con la che rientrava negli spogliatoi a testa china, c’era il peso di questo fardello.

Aurelio Andreazzoli si è abbracciato affettuosamente e a lungo all’uscita dal campo. E’ stato accolto con pochissima fiducia come allenatore “temporaneo” e soprattutto come l’antiZeman: ha reimpostato la squadra facendo tutto il contrario del silurato predecessore. Dopo il crac di Marassi aveva parlato addirittura di “lezione del dolore”: ha funzionato.