La penna degli Altri 23/02/2013 11:13
Lo sceicco di Perugia che vuole la Roma
CORSERA (F. DE ROSA) - Ai tifosi non è sembrato vero. Dopo Manchester e Parigi gli arabi finalmente sono arrivati a Trigoria. Inutile raccontare cosa girava ieri per le radio e nelle fantasie dei tifosi. E anche in Borsa, dove larrivo dei petroldollari ha fatto esplodere le quotazioni della Roma fino a costringere Piazza Affari a sospendere il titolo per eccesso di rialzo. La Consob ha acceso i riflettori per capire cosa ci sia davvero dietro. Il rischio è che sia tutta unillusione. Un altro castello di carte, a cui ahimè la Roma ha fatto il callo. Fioranelli, Flick, George Soros. Lelenco di chi ha giocato al rialzo su Totti & co. è lungo. Adesso pare sia arrivato il turno di Adnan Adel Aref al Qaddumi al Shtewi, lo sceicco che vuole da James Pallotta un pezzo dellAs Roma. Di lui si sa poco. Ma quel poco basta ad alimentare qualche dubbio sulla solidità finanziaria di questo arabo che allimprovviso si è materializzato allorizzonte di Pallotta.
Arabo di Perugia, dove risiede da oltre mezzo secolo, insieme alla moglie e due figli. Più di preciso vive a Cordigliano, minuscola frazione tra Montelaguardia e Ponte Pattoli. È una delle poche certezze. Qualcuno racconta che non solo il legame con le famiglie reali saudite e giordane è inesistente, ma che le stesse origini dello sceicco sarebbero piuttosto modeste. Normali. Il figlio è appuntato dei carabinieri. Anche le foto circolate ieri sui giornali non sono le sue. Al Qaddumi, nato a Nablus secondo alcune fonti, in Qatar secondo altre, è quello ritratto in questa pagina. Cercando negli archivi è spuntata fuori unaltra istantanea, della Tribuna dellOlimpico, che lo immortala con lex juventino Michele Padovano, una vita consumata tra campi di calcio ed eccessi, finito nei guai per una storia di spaccio di stupefacenti che gli costò larresto e una condanna a otto anni e otto mesi. Sarebbe stato proprio Padovano a fare da tramite con gli intermediari di Pallotta.
Un primo passo al Qaddumi lha già fatto, firmando due giorni fa un accordo preliminare per entrare nella cassaforte che controlla Neep Roma Holding Spa, a cui fa capo il 78% della squadra. Un preliminare. Che dovrebbe trasformarsi in qualcosa di concreto «al verificarsi di determinate condizioni» ha fatto sapere il presidente del team capitolino. Tra le condizioni la più importante, a quanto risulta, è larrivo dei soldi. Una formalità, secondo lo sceicco. E, sembra di capire, anche per gli americani. Peccato che il canovaccio somiglia molto, forse troppo, alla sceneggiata andata in scena due anni fa quando al Qaddumi si presentò allAcqua Marcia per comprare la società. Allora si era parlato di un emiro dellArabia Saudita interessato agli alberghi e agli immobili di Francesco Bellavista Caltagirone.
A Roma era arrivato insieme al superconsulente americano Sean Deson. I movimenti vennero monitorati (forse qualche sospetto già cera) e i rapporti dello sceicco non erano esattamente quelli tipici di un arabo di alto lignaggio in trasferta nella Città Eterna. Puntate in via della Magliana Nuova, giri notturni alla Borghesiana una zona non proprio residenziale su una Opel, incontri in bar di periferia. Anche con Bellavista Caltagirone, non proprio un finanziere di primo pelo, firmò un preliminare il cui perfezionamento era condizionato allarrivo dei soldi su un conto vincolato. Una prima tranche dei 700 milioni pattuiti al preliminare. Li stanno ancora aspettando.