La penna degli Altri 26/02/2013 09:46

Lo sceicco alla stretta finale



Lo dice senza fronzoli la nota scritta negli Stati Uniti e diffusa in Italia nella notte di domenica: Adnan Adel Aref al Qaddumi al Shtewi «è stato oggetto di un'attività di due diligence con riferimento alla disponibilità di risorse finanziarie idonee per realizzare operazioni di questo tipo e il processo di due diligence finanziaria continuerà sino alla chiusura dell'operazione».

Lo sceicco, prosegue il comunicato richiesto dalla Consob, ha reso «le usuali dichiarazioni e garanzie in merito alla propria consistenza patrimoniale per far fronte ad investimenti di questo tipo» anche se «non sono state rilasciate formali garanzie con riferimento all'esecuzione delle proprie obbligazioni».



L'unica condizione per la chiusura dell'operazione è quindi «l'effettivo pagamento del prezzo dell'investimento effettuato e il termine ultimo per il versamento del corrispettivo da parte del potenziale partner è il 14 marzo 2013». Poi una precisazione finale importante: indipendentemente dall'esito della trattativa, James Pallotta «continuerà a mantenere la gestione delle operazioni», conclude la nota firmata dalla As Roma Spv Llc, ovvero la società degli americani che detiene il 60% della controllante diretta del club giallorosso. Non c’è molto da interpretare: Pallotta si ritiene soddisfatto dalle informazioni raccolte sullo sceicco (ha smosso i massimi sistemi di sicurezza ricevendo totali rassicurazioni), non vuole garanzie bancarie ma per trasformare l’accordo preliminare nel contratto vero e proprio aspetta direttamente i soldi.



Quanti? Gli americani non lo dicono. Si tratterebbe di 50 milioni di euro da immettere nell’aumento di capitale aggiunti agli altri 80 già stanziati, solo una prima tranche rispetto al totale investimento di Al Qaddumi nella Roma. Altri 50 si aggiungerebbero in una seconda fase, oltre agli accordi commerciali in Oriente che promette di portare al club in tempi brevi. Lo sceicco è deciso ad arrivare a dama prima della scadenza fissata da Pallotta, entro 48-72 ore. «Si chiuderà molto presto» la sua convinzione.

A turbarlo è solo l’esposizione mediatica a cui è costretta in questi giorni la famiglia in Umbria. Ieri è tornato a Roma (è stato anche avvistato in uno studio legale tributario), sta lavorando notte e giorno all’affare in continuo contatto con gli Stati Uniti. Oggi salirà su un aereo, probabilmente diretto negli Usa, per lo scatto finale.



Pannes, braccio di Pallotta, è il suo interlocutore più frequente mentre in Italia gli avvocati lavorano ai patti parasociali da modificare nel caso in cui si arrivasse all’accordo. L’ingresso di Al Qaddumi non toglierebbe lo scettro a Pallotta, ma l’arabo vorrebbe aver voce in capitolo su diversi aspetti. Unicredit diluirebbe la sua quota come conseguenza dell’aumento di capitale, poi diventerebbe quasi automatica l’uscita dalla Borsa.



Un velo di mistero misto a tensione continua ad avvolgere la trattativa. La banca, ad esempio,guarda con scetticismo all’affare e non fa nulla per nasconderlo. La storia affascinante raccontata dallo sceicco - un’eredità sbloccata due anni fa dopo aver condotto una vita da umile lavoratore - ha convinto Pallotta, Baldini (il primo contatto) e pochi altri. Diciassette giorni al massimo e si saprà per certo chi ha avuto ragione.