La penna degli Altri 22/02/2013 16:50
La Roma come Telecom e Equitalia
Che però cederà le quote solo quando gli si parerà davanti un investitore che permetterà di rientrare dell'enorme credito che l'istituto ha acquisito per le note vicende legate alle vicissitudini della precedente proprietà. Il resto, il 60%, ha le porte aperte. Soci che possono, uscire, soci che entrano. Come lo sceicco giordano. Chissà magari un giorno lo stesso, qualora la trattativa per il suo ingresso andasse a buon fine, potrebbe liquidare Pallotta, o magari dopo un periodo di tempo non inquadrabile, lo stesso arabo potrebbe mollare le sue quote. Magari acquisite da un russo, da un moldavo, da un altro italiano. Si chiama business, forse la nuova frontiera del calcio laddove non ci sia un padre padrone vecchie maniere (i tanto amati, da qualcuno, italiani che sbattono i pugni sul tavolo e magari cacciano tre allenatori a stagione) o un magnate stile Mansour Bin Zayed in grado di comprarsi una galassia.
La frontiera che già in Sud America ha portato nell'ultimo decennio molti club brasiliani a essere partecipati. La normalità. Nuova. Che non necessariamente deve far storcere la bocca perché magari chi commenta non conosce il nome dell'investitore. Pregiudizio negativo quanto ingiustificato, quello della critica preventiva. Dovrebbero vigere i risultati. La Roma a oggi è ancora criticabile per quello che finora non ha fatto sul campo ma non deve far storcere la bocca per i cambiamenti in ambito quote. Con buona pace di chi, a fronte di novità simili a quella del possibile ingresso in società del giordano, reagisce, sorpassando la notizia, vantando "l'annuncio in esclusiva anni fa" o i dubbi sull'operazione per scarsa conoscenza dei soggetti in questione, o, altrettanto errato, con l'esagerazione al grido di "questo c'ha i soldi pe' fa' una guèra".