La penna degli Altri 08/02/2013 09:58

Il 16esimo tecnico di Totti

, nato per fare calcio, diventa calciatore professionista grazie alle cure e agli insegnamenti di Mazzone, ma poi diventa - cioè il più grande calciatore della storia di Roma e d’Italia - grazie soprattutto all’incontro con un certo Zdenek Zeman (do you remember?). Le premesse sono le solite chiacchiere (stronzate, pardon): il romano che non lavora soffrirà con l’allenatore dei gradoni, invece è una scintilla. E’ un incendio che non ha ancora smesso di bruciare. Con Zeman diventa (quasi tutto il meglio che c’è in campo) dal punto di vista fisico, della postura, del dinamismo, della reattività. con Zeman diventa il capitano più giovane della storia della Roma, Zeman a affida giustamente tutto. E lui ripaga come può: facendo gol e arte. Ah in mezzo, fra le doppie zeta di Mazzone e Zeman c’è (c’era) stato Carlos Bianchi, ma Carlitos è il tecnico che voleva vendere alla Sampdoria: non vale la pena aggiungere altro.

Dopo Zeman invece c’è Capello (e dopo il duo Liedholm-Sella, giusto per omaggiare e riconoscere la Storia del Barone) che non è amore, ma vittoria. Cinque stagioni, il tricolore, il palcoscenico europeo, il sogno del Pallone d’Oro, le polemiche di (storielle) la consacrazione di grazie a e a una Roma finalmente grande quanto lui. Dopo sa già di cronaca, l’anno dei quattro allenatori (Voeller, di nuovo Sella, Delneri, Conti) dopo il brevissimo sogno di nemmeno mezza estate di Cesare Prandelli.

Poi Luciano Spalletti che è un ciclo, che è un racconto, di 11 vittorie, di gol da Scarpa d’Oro, di infortuni tremendi, di Mondiale, di rinascita, di sogni e di coppe Italia, ma anche di Coppa Campioni (Lione, e Manchester, comunque Manchester...). Spalletti allunga la carriera a , si dice e s’è detto. E’ anche vero. E dopo Spalletti, l’epoca attuale di Ranieri, di Montella, di Luis Enrique che non sembrava amore invece non era un calesse ma proprio amore, fino al ritorno quais al principio alla Zeta di Zeman. Prima della A di Andreazzoli. Allenatori di . Già, in questo caso, forse il ruolo davvero non vale.