La penna degli Altri 27/02/2013 10:14
Florenzi: «La maglia, un orgoglio»
Riparte da zero e da una gran voglia di gol, quello che al Genoa non ha mai segnato soltanto perché in quella semifinale Perin parò tutto il possibile e anche qualcosa di molto prossimo allimpossibile.
Un anno e mezzo dopo, la Primavera sembra lontata una vita: «Il salto in Serie A è difficile, bisogna mantenere lumiltà». Ha dispensato più di una parola saggia, il centrocampista di Vitinia, parlando con i tanti bambini presenti allOratorio Ognissanti per il sorteggio della Junior Tim Cup, un torneo che coivolgerà gli oratori romani.
La maglia da titolare è andata via insieme a Zeman, ma lui sa che lunico modo per riconquistarsela è continuare a lavorare senza risparmiarsi, come ha sempre fatto. Quando gli chiedono del Boemo, però, non riesce a trattenere un pizzico di stizza: «Non è questo il luogo adatto per parlare di questa cosa. Il mister ha dato tutto e noi abbiamo dato tutto». Punto. Meglio parlare di sé e di come sta vivendo la sua prima stagione in Serie A, lui che ai tempi della famosa semifinale scudetto faticava a immaginarsi un futuro a breve scadenza nel calcio di vertice: «Sono stato fortunato fare questo lavoro e cè tanta gente che si alza allaba per un fare un lavoro che non le piace. Allinizio ero un po intimorito, poi ho capito che fa piacere ai tifosi farsi una foto e quindi do tutto per loro. È un orgoglio vestire la maglia giallorossa, anche se più di me la sentono De Rossi e Totti, che è il simbolo di Roma. Noi dobbiamo dare più degli altri».
Elegantissimo nel completo dordinanza, Florenzi ha risposto alle domande dei bambini ricordando i suoi esordi: «Vedervi qui mi fa tornare piccolo, quando avevo il sogno di diventare un calciatore e lho realizzato. Io ho iniziato a giocare a pallone perché i miei hanno un bar in un centro sportivo, allAxa e poi allAcilia. Il pallone è la cosa più bella che ho. Corro tanto? Sono i valori che mi hanno insegnato i miei oltre allonestà».
Da sogno realizzato anche il commento al gol contro lInter a San Siro: «Dieci emozioni in unazione sola». E poi la curiosità sul numero di maglia: «Mi ha sempre portato fortuna il 24, lo avevo a Crotone. Purtroppo qui lo aveva Stek, ma ho fatto 24+24 e quindi 48. Il 24 mi sono messo con la mia fidanzata con la quale ho da poco festeggiato i 4 anni di fidanzamento». Quanto al modello in campo, il nome è sempre quello: «Fabregas. E non è vero che Cristiano Ronaldo gioca da solo, ha ottime individualità come Totti e Lamela, ma lo scopo è vincere insieme». Magari domenica, magari con un gol a Frey.