La penna degli Altri 03/02/2013 11:25

Fermare il tempo, l'utopia di Zeman

La dirigenza della Roma aveva messo in lista altri nomi prima di quello del boemo. parlò a Cesena, dopo l’ultima giornata del campionato scorso, e Montella era l’allenatore per la prima del torneo successivo. Si può accettare di non essere la prima scelta, ma dimenticarlo è un’altra questione. Sedici anni fa, tutti sapevano chi fosse Zdenek Zeman. Nel gruppo attuale della Roma solo aveva lavorato con lui. Per gli stranieri era solo un nome e un cognome che iniziavano tutti e due per «zeta». Non era un guru per cui buttarsi nel fuoco. E Zeman non è riuscito a convincerli. Come ha scritto una grande tifosa romanista: «In questo muro contromuro di opposto e poco amore – quello che è davvero mancato in sette mesi nel gioco in cui la passione, che dell’amore è il fuoco, è l’unica ragione — la Roma è stata vittima incolpevole.

E non ci sono uomini neri da incolpare, complotti da invocare, tradimenti e trame e feste e segreti inconfessabili. È tutto alla luce di un sole cattivo quanto illuminante: Zeman non era quello trasfigurato dal nostro ricordo, noi non siamo più quelli che sapevano godere di poco. Siamo tutti un po’ più vecchi. E non è vero che l’età migliora sempre. Per spiccare il volo senza rete devi avere niente da perdere, pochi ricordi, nessuna vendetta da compiere o verità da dimostrare, ma solo una grande, incontenibile voglia di giocare. Quella che a Trigoria, da tempo, non c’era più». Dare le colpe, adesso, è un esercizio umano ma inutile. Servono analisi e passione, in parti uguali. Mescolate, non agitate.