La penna degli Altri 12/02/2013 10:12

Da Clinton a Delio: quando una bugia è peggio del peccato

 
Ora, il riflesso condizionato è comprensibile. Anche l’allora presidente degli Stati Uniti Bill Clinton puntò il ditino verso il pubblico e (sper) giurò: «Non ho mai fatto sesso con quella donna ». Almeno lui non poteva prevedere la conservazione come una reliquia del vestito macchiato. A Delio Rossi invece non doveva essere sfuggita la presenza di una dozzina di telecamere che riprendono il campo da ogni angolazione. Errare è umano, negare è sciocco. Che poi la bugia sia peggio del peccato, come sostenevano gli avversari di Clinton, è una considerazione tattica. Dimostra soltanto che il peccatore è doppiamente debole, un po’ sperduto e vagamente vile. Ma ci siamo abituati, nella politica come nello sport. Al punto che quando il marciatore Alex Schwazer ha ammesso in lacrime il ricorso al doping ci è sembrato quasi meritevole: «Per lo meno ha avuto il coraggio di prendersi la responsabilità ». Per dire da quale livello ci siam ridotti a parlare di “coraggio” e di “responsabilità”.
 
Delio Rossi, lui è uno che di coperraggio ne ha da vendere e da affittare. Nel corso della sua carriera: si è buttato nel fontanone dopo aver vinto un derby romano, ha litigato con Di Canio, ha sfiorato la lavorando con Zamparini, ha tirato un ceffone a un giovane serbo. Anche lì, in diretta segue ralenti. Nella circostanza, a sua parziale giustificazione, disse cose che oggi assumono un diverso significato. Esordì: «Se l’avessi fatto nello spogliatoio sarebbe risultato un atto virile, davanti alle telecamere viene considerata violenza. Non è giusto. Quel che è brutto è brutto sempre ». Poi aggiunse, con umorismo involontario a futura memoria: «Non sono mai stato padre Pio, ma la mia strada dice che non ho mai alzato un dito nei confronti di nessuno ». Ecco, padre Delio, bisogna crederle: quello che le somiglia non sta indirizzando il medio ad altri, ma a se stesso. È se stesso e la propria storia che manda a quel paese, non un Burdisso qualunque. Di Delio Rossi si dicono, e lui sente dire, da anni le stesse ovvietà.
 
La prima è che le sue squadre fanno un bel calcio, la seconda è che sa tirar su i giovani. Il risultato è che lui continua a navigare in acque medio basse e i suoi ragazzi appena crescono se ne vanno altrove, lasciandoselo serenamente alle spalle. Adesso, esempio, si culla il sudamericano Icardi che gli fa gol da ogni posizione. Proprio come quel Cavani che allenò nel primo anno a Palermo, prima di vederlo svanire in direzione (e sentir Mazzarri dire che il fenomeno l’ha creato lui). I ragazzi vanno all’università e il padre rimane lì, inchiodato in garage, con il diploma delle medie inferiori, snobbato dalle grandi ribalte. Perché? Si fece una domanda e si diede una risposta, pure bella: «Non mi so vendere. E non mi sono mai voluto vendere».
 
Padre Delio, la chioccia, si è stancato dei suoi pulcini e preferisce strozzarli nella culla, si è stancato della sua liturgia inevitabilmente uguale a se stessa. Alla Lazio aveva un progetto e una squadra, poi ha capito che «non ne stava più al centro». Ha alzato una coppa e se n’è andato. A Palermo ha fatto cose che nessuno mai (anche nel male: 0 a 7 con l’Udinese), ma proprio per questo oscurava Zamparini e ha dovuto staccare. I tempi del ciclo si accorciano sempre più. Ora non fa in tempo ad albeggiare, ecco un astro nascente, che già annusa il tramonto. È arrivato alla Sampdoria, l’ha raddrizzata, condotta a sconfiggere la come fece con il Lecce e immagina come finirà: Icardi all’Inter e lui a rispalar carbone.
 
Padre Delio è diventato il Balotelli delle panchine. Fa sorridere pensarlo, tanto i due son lontani, ma con trent’anni in più ha acquisito la stessa suscettibilità. Cede alla provocazione, s’infiamma. Perché sempre a lui? Perché non resiste più. Poi si guarda e non si riconosce. C’è del vero nel suo straniamento, come avesse una doppia personalità: padre Delio e mister Rossi. Uno non farebbe mai un gestaccio, l’altro l’ha appena fatto. Viene alla fine da pensare che sia a suo modo sincero quando nega e prende le distanze da se stesso. Mister Rossi è un conservatore e, come scriveva George Orwell: «Nel tempo della bugia e dell’inganno dire la verità è un atto rivoluzionario».