La penna degli Altri 17/02/2013 11:16
Cose da Totti
E daltronde chi poteva chiedere alla Roma audacia, sfacciataggine, sfrontatezza? Andreazzoli ha scelto piuttosto il talento, mettendo in campo tutto quello di cui la sua squadra dispone: magari poteva sembrare un rischio (Totti+ Lamela+ Osvaldo+ Pjanic+ De Rossi+Marquinho), ma i giallorossi non potevano certo sperare di sfangarla con la coesione, larmonia, il senso del collettivo. Serviva un po di puntiglio (non è mancato) e soprattutto giocare a pallone, anche con egoismo, di sicuro senza troppe riflessioni. A gioco lungo è stata una scelta che ha pagato, anche perché la Juve ha fatto davvero poco per intromettersi. Per tutto il primo tempo, le due squadre si sono adagiate una sui limiti dellaltra: alla Roma stava benissimo la placidità bianconera, la Juve non si sentiva minacciata dalle fragilità giallorossa.
Conte deve aver capito in anticipo lantifona, perché si è subito agitato molto indicando ai giocatori movimenti e posizioni: ultimamente non aveva più bisogno di farlo visto che tutto era stato mandato a memoria, ma allOlimpico non sembrava che i campioni avessero mesi di studi alle spalle. Hanno giocato con un po di supponenza, daltronde la fatica annebbia le idea o induce a fidarsi un po troppo di sé: difatti la Juve ha giocato a lungo come se la sua superiorità dovesse imporsi naturalmente, senza sforzi. È sempre andata a rimorchio della Roma, accettando la noia del primo tempo (di cui si ricordano degli spunti di Osvaldo nati morti, una punizione di Pirlo artigliata da Stekelenburg e il calcione di De Rossi a Lichtsteiner e una tacchetta di Totti sul ginocchio di Pirlo, più distinto che di cattiveria) e poi anche la sfida a campo aperto che è andata inaspettatamente in scena dopo lintervallo.
Nei primi dieci minuti della ripresa cè stata unalternanza serrata (Osvaldo, Vucinic, Pjanic, Matri, Osvaldo), brutalmente interrotta dal deflagrante gol di Totti: una punizione di Pjanic respinta da Vidal ha caricato la spingardata da venti metri del capitano, una botta secca, tesa, precisa, tecnica, potente. Un gesto di calcio purissimo. In genere, questi colpi scuotono la Juventus. Non ieri, non cerano le forze né la predisposizione mentale. La Roma, al contrario, è andata in crescendo, seguendo logica e talento: non sono stati i misteri del tè caldo dellintervallo a disarcionare la partita, ma il semplice fatto che almeno due dei tre del tridente giallorosso si sono messi a giocare bene contemporaneamente, e non a fasi alterne: cè talmente tanta classe, in quei tre, che può essere abbastanza anche per battere i primi in classifica.
Allo svantaggio, la Juve non ha praticamente reagito: ha fatto un po di massa nellarea altrui, fiondato qualche cross, chiesto ad Anelka contributi da unepoca troppa lontana, ma in definitiva nellaria ci stava più la promessa di un 2-0 che quella di un 1-1. Invece tutto si è limitato a Totti, ed è anche giusto che sia andata così.