La penna degli Altri 05/02/2013 08:38

Chi tifa il maestro Zeman non perde mai

Dovunque fosse nel mondo a insegnare calcio, una musica suonava. La musica di chi ogni giorno sfida se stesso perché è la sfida ai propri limiti ciò che dà il senso più profondo a quel che chiamiamo sport. Finché all’improvviso lo abbiamo visto di nuovo a Roma. Raccontare cosa sia stato in questi mesi è difficile. Tornare allo stadio, per esempio. E sognare un trionfo con ZZ. Avevamo stabilito ogni cosa con cura. Innanzitutto la passione di ogni più funambolico romanista: la Coppa Italia. La decima. Quella sì che si doveva raggiungere con ZZ. Eppoi l’Europa. Tornare in Europa con campioni adolescenti sfornati dal suo cappello di mago, con campioni adulti riplasmati dalla sua testardaggine e con l’unico vero capitano del passato e del futuro letteralmente rinato. Giornate intere a soffrire nell’attesa. Dolore dopo rimonte intollerabili. E felicità assoluta per sprazzi di perfezione. Quei 25 minuti contro l’Udinese. I 90 di Roma- 4-2. E gli altri 90 di Roma-Milan, ancora 4-2. L’Olimpico in coro che pareva una festa destinata a non finire mai più. Quel che è venuto dopo, è inutile raccontarlo. Una partenza per l’America tra Topolino e Pippo.

Partite di gol falliti a vagonate. Fino a un epilogo dirigenziale di rara pochezza. Adesso c’è chi ripete la solita tiritera su vincenti e perdenti. Come se Menelao e Antiloco non avessero entrambi perso la prima e più famosa fra le gare cantate nell’Iliade. Secondo e terzo, arrivarono i due eroi nella gara di cavalli. Litigarono e si abbracciarono, persero entrambi e entrambi vinsero, perché di essi Omero volle parlare assegnando alle loro gesta agonistiche una gloria immortale. A chi assegnerà la vittoria, il tempo che tutto giudica, è impossibile dirlo ora. Di una cosa soltanto possiamo parlare ringraziando questo maestro di sport. Della disponibilità al rischio. Un atteggiamento ormai rarissimo. Che in ZZ è legge. Scommettere su se stessi, sempre e fino alla fine. A volte vincere. A volte perdere. Una scelta di vita raccontata bene in un aneddoto da uno fra i più belli dei libri usciti su ZZ: Un marziano a Roma. Fine anni ‘90. ZZ arrivò in piscina. , giovane e scanzonato, lo provocò: «A mister, dicono sia un gran nuotatore. Scommettiamo diecimila a testa che nun le po’ fa’ tre vasche sott’acqua?». ZZ si liberò dall’accappatoio, posò la sigaretta, si rivolse a Tommasi: «Damiano raccogli soldi». Un tuffo, la lentezza flemmatica dell’alligatore. Tre vasche. Poi subito fuori, in tempo per riprendere la sigaretta ancora accesa e mormorare alla squadra: «Ci vediamo sui gradoni».