La penna degli Altri 06/02/2013 09:42

Andreazzoli: «Ho il Colosseo: è Totti»

Finora, evidentemente, non è stato così se lo dice uno che lì dentro ci vive da otto anni, da quando sbarcò a Roma con Spalletti nel 2005. E, soprattutto, se una sconfitta non fa più male, al limite dell'indifferenza. «Anche perché se non senti più quel dolore lì, hai sbagliato mestiere».



In prospettiva -  Andreazzoli ieri ha condotto il suo secondo allenamento, anche se per lavorare davvero aspetta domani, quando torneranno 9 degli 11 nazionali (Bradley e Piris sono attesi per venerdì). «So dove mettere le mani, lavoro pensando se tra tre anni sarò ancora il tecnico della Roma, non certo pensando solo a domenica — ha detto a Roma Channel — Tutto quello che faremo sarà rivolto a giocare 17 partite (e quindi anche a disputare la finale di Coppa Italia, ndr) ed a dare energia ai giocatori. Chi non lo farà sarà fuori».

Già, anche se finora è proprio la squadra che è mancata nel «dolore della sconfitta». «Ed ora dovrà prima di tutto onorare la maglia. Ma questi ragazzi non sono delinquenti, bensì gente volenterosa».



Il gruppo - Ed allora, per tirar fuori positività ed energia, Andreazzoli proverà a sfruttare le sacche inespresse di Trigoria. «C'è un potenziale da valorizzare». Per farlo, chiederà una mano ai suoi collaboratoriBeccaccioli sarà la mia appendice cerebrale, Muzzi l'ho allenato ad Udine: mi stava sulle scatole, ma l'ho scelto per le qualità e il saper essere discreto») ed a chi conosce da sempre: (ieri stop. piccola distorsione alla caviglia sinistra, ndr), , Perrotta e Taddei. «Con qualcuno c'è amicizia e stima reciproca, abbiamo dei valori. Se hai il Colosseo e lo radi al suolo per farci un supermercato non va bene. Io il Colosseo ce l'ho ed è . Ed a lui ho chiesto di essere tale. Le doppie sedute? Non ci credo. Nel gruppo imporrò poche regole, ma ferree». Speriamo funzionino. Quelle e il lasciar più liberi i giocatori («Devono rilassarsi mentalmente per dare di più»).



Rosella - Ieri, intanto, è tornata a parlare anche l'ex presidente Rosella Sensi: «Zeman? Non credo sia stato giusto esonerarlo, mio padre mi ha insegnato che il tecnico va sempre difeso. Fossi stato in , poi, non avrei detto quelle cose di lui prima del Cagliari. La proprietà? Per me dovrebbe essere un punto di riferimento, nel bene e nel male. I giocatori devono sentire la presenza di chi decide. Ci vuole passione, Pallotta forse è troppo lontano».