La penna degli Altri 23/01/2013 11:22

Roma e Inter, ora la Coppa vale tanto

Erano squadre diverse però: oggi entrambe devono fare i conti soprattutto con vuoti ingombranti. Quelli che nell’undici di Stramaccioni lasceranno Milito e Cassano: «Ma ce la giocheremo come domenica — assicura l’allenatore — anche se abbiamo delle defezioni in attacco». Simili a quelle di Zeman, occupatissimo dalla conta di squalificati (Osvaldo, ) e “feriti”: l’ultimo, , resterà fuori due settimane causa lesione muscolare.

Da domani però sarà giallorosso il terzino greco , ieri a Roma per firmare il contratto triennale da 1,3 milioni lordi annui. Assenze o meno, la ricetta del tecnico non cambia: «Dobbiamo essere più aggressivi nella metà campo dell’avversario, diversamente da domenica». Zemanismo puro, lo stesso che gli permette di tenere nella stessa considerazione l’utopia della lontana 10 punti e una coppa che gli garantirebbe l’Europa: «Possiamo raggiungere entrambi i traguardi, io non scelgo».

Ne basterebbe uno a rasserenare l’umore grigio del Baldini, che a questo punto dell’anno si aspettava «di avere diversi punti in più, anche se molto dipende dalle condizioni ambientali. Ma mi rifiuto di pensare che la stagione finisca così». Dipenderà anche dall’Inter, che abdicate le ambizioni da titolo non ha certo abbandonato l’idea di vincere almeno un trofeo: «Siamo arrivati fin qui e vogliamo onorare questa semifinale». Preparata nella 3 giorni romana al Flaminio, studiando le debolezze mostrate domenica dalla Roma nella gestione dei contropiede avversari: «Niente — giura l’allenatore interista — mi aspetto una gara a viso aperto e una Roma spregiudicata», la stessa che in casa segna da 33 gare di fila. Per colpirla, allora, studiato un centrocampo più fitto, con Mudingayi, Cambiasso e un solo attaccante, Palacio, sostenuto da Guarin. Il contrario dell’avversario, che non rinuncia al tridente rilanciando per sciogliere la tenuta di un’Inter che in coppa ha perso solo una volta in 15 incontri. Aspettando il ritorno, in programma il 17 aprile, tra 85 giorni, ricorda: «Ci giochiamo molto, la possibilità di un posto in Europa e di giocare la finale a Roma». Stramaccioni, romano come lui, non pensa ad altro.