La penna degli Altri 14/01/2013 18:11

Ce lo meritiamo Lotito


Mentre la sua squadra si avvicina minacciosamente alla , il presidente delle Aquile raggruppa le sue legioni per conquistare Montecitorio o, meglio ancora, il prestigio senatoriale garantito da uno scranno a Palazzo Madama.




L’aveva detto un paio di anni fa che era disponibile a correre in soccorso dell’Italia, se la succitata Italia glielo chiedeva con rombo di stadio. Ecce Claudius, quindi.

Che volete che sia la condannuccia in secondo grado per aggiotaggio (18 mesi incassati lo scorso marzo) a fronte dell’epopea di Dell’Utri e Cosentino, capaci di vestire una maglia dallo strano numero (416 bis).

Da rappresentante del popolo, il presidente della Lazio potrà fare valere la sua competenze per sbloccare la legge sugli stadi, a partire dal suo, progettato sui terreni alluvionali della moglie Cristina Mezzaroma in val Tiberina. Oppure potrà fare valere la sua abilità in materia fiscale (come pagare un debito da 143 milioni di euro con lo Stato in 23 agili rate) e la sua amicizia con il dominus dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera.



Nel frattempo, la Lazio si adegua alle tonalità Dio-patria-famiglia richieste dal patron. Floccari, si apprende, è religiosissimo, si reca di frequente a Medjugorje (con Paolo Brosio?) e contro l’Atalanta aggiunge la sua personale mano della Madonna alla mano de Dios di Maradona. Il mister croato Petkovic è stato scelto per la sua capacità di assistere i poveri alle mense, come Werther sceglie Carlotta alla prova del pane e burro. Il capitano Mauri sopporta con cristiana rassegnazione le accuse degli scommettitori clandestini che lo hanno portato brevemente in carcere e gioca come nulla fosse mentre altri colleghi, non toccati da inchieste penali, sono fuori gioco per condanne sportive. Igli Tare attende una convocazione per il prossimo giro di beatificazioni atteso che il papa tifa Lazio e tiene in stanza il poster del campione germano-wojtyliano Miro Klose.



In più, Lotito ha abdicato al mobbing che gli procurato qualche lite con i suoi dipendenti (Pandev, Mutarelli, Manfredini, De Silvestri, mentre Ledesma è tornato all’ovile). Infine, e questo è quasi troppo, si è messo a trattare “in modo paritetico” i calciatori abbronzati stile Obama (Silvius dixit) esponendo magliette “no racism”.

Certo, la è ancora in testa, e il Pd pure. Ma il campionato è ancora lungo e la rimonta non impossibile.


Labor omnia vincit. Improbus.