La penna degli Altri 10/01/2013 09:07
Baldini: "Non cè concomitanza"
CHIARIMENTO - Dunque la posizione della Roma era chiara da tempo. E ieri sono arrivate le parole del direttore generale Franco Baldini, per provare a spiegare meglio quanto accaduto da venti giorni a questa parte: «Ci tengo a ribadire una volta ancora come la posizione della Roma sia sempre la stessa, ovvero battersi per il rispetto delle regole e della loro corretta applicazione».(...)«Non contestiamo il regolamento, né le competenze della Lega nel predisporre i calendari, né le esigenze televisive di chi acquista i diritti della competizione, bensì riteniamo di avere fondati dubbi su come gli stessi regolamenti siano stati interpretati. Linversione del campo di gara costituirebbe uneccezione alla regola principale che sancisce il diritto della Roma di giocare in casa (vale a dire il miglior piazzamento del campionato scorso, ndr). Questa eccezione è prevista in caso di concomitanza di gare, cito letteralmente il regolamento, e due gare che si giocano ad otto giorni di distanza non sono concomitanti». (...)
RISPOSTA - Il calendario di Coppa Italia, come accade anche per tutte le altre competizioni ormai da anni, è fissato anche in base alle esigenze televisive. Della Rai, nel caso della Tim Cup. E il direttore di RaiSport, De Paoli, aveva detto che «la decisione è stata presa, esiste solo lun per cento di possibilità che venga cambiata, la Rai non centra nulla e piuttosto, con tutto il rispetto per la proprietà statunitense, la Roma paga lassenza di un presidente che faccia pesare la sua presenza in Lega». A sentirsi offeso dovrebbe essere lad Claudio Fenucci che per la Roma si occupa anche dei rapporti con la Lega. A rispondere è ancora Baldini: «Chi sostiene che nella vicenda la Roma paga lassenza di un presidente che faccia pesare la sua importanza in Lega rispondo che se la ragione fosse sempre di chi sbatte più forte i pugni sul tavolo ed alza la voce continueremmo ad alimentare lo stesso modus vivendi che tutti, a parole, seguitiamo invece a stigmatizzare. (...)»