La penna degli Altri 11/01/2013 09:30

Aquilani: «Sogno la Champions a Firenze, ma il futuro è tutto per la Roma»

«E’ un... viaggio molto bello, sto bene qui. Ci siamo resi protagonisti di un buon girone d’andata, abbiamo messo insieme trentacinque punti, che in realtà avrebbero potuto essere pure qualcuno in più».

(...) Senta, ma cosa risponde a chi insinua, tra i denti, che Aquilani ha i muscoli di... cristallo?

«Che i muscoli io non ce l’ho proprio (ride, ndr). Il fatto è che quando stai male, stai male e basta. Puoi prevenire quanto vuoi, ma in certi casi si è impotenti».

Di certo c’è che dopo l’infortunio di Torino lei ha recuperato a tempo di record.

«Il merito non è mio, va tutto allo staff medico e tecnico. Anche io mi sono sorpreso, non avrei mai immaginato, anzi sperato, di non saltare nemmeno una gara. Invece così è stato. Ho trovato grande attenzione nei dettagli e questo fa la differenza».

Parliamo del centrocampo. Cosa l’ha stupita?

«Il fatto che in questa squadra non c’è nessuno predisposto al recupero del pallone, intendo con scivolate, tackle. Insomma, di... cagnacci qui non ce ne sono. Eppure abbiamo quasi sempre il predominio nel possesso palla. Il , tanto per scomodare un paragone importante, del resto insegna: anche senza centrocampisti di impostazione è possibile fare tutto».

E’ il miglior reparto in cui lei abbia mai giocato?

«Non so se sia il migliore, anche perché ho giocato con campioni veri in passato. Di sicuro questa è la squadra più tecnica, quella che fa del palleggio uno dei suoi punti di forza».

Lei, in estate, è diventato il simbolo dell’avvio di una nuova era in viola. Stavolta, infatti, ha detto sì.

«Sfatiamo questo tabù una volta per tutti. Lo scorso anno, quando parlai con Mihajlovic, io avevo già dato la mia disponibilità al trasferimento, ma ero stato molto chiaro: volevo un passaggio a titolo definitivo. Invece le basi erano quelle di un prestito con un riscatto prefissato a dodici milioni. Ecco perché non se n’è fatto di niente». 

E Pradè come ha fatto a convincerla?

«A dire il vero io ero convinto di restare al Liverpool. Anche perché l’allenatore, Kenny Dalglish, mi aveva detto più volte di voler puntare su di me. Pradè, che conosco da quando ero alla Roma, mi ha chiamato e ha fatto tutto lui, è stato bravissimo».

(...) Lei sogna, Aquilani? 

«Sogno quando ci sono le basi per poterlo fare e qui ci sono. Poi, è ovvio, dipende sempre da che tipo di sogno uno intende fare...».

Il sogno a Firenze si chiama intanto . Lei ci crede?

«Ci basterà fare un altro girone come quello che abbiamo appena chiuso, altri trentacinque punti e quando saremo a quota settanta secondo me... ce la giocheremo. Vedete, adesso qui sembra tutto scontato perché giochiamo bene, divertiamo quando la gente ci guarda e facciamo pure risultato, ma non dimentichiamoci mai che questo gruppo è nato da pochissimi mesi. Rispetto al passato, tra i nuovi non ci sono solo io: siamo in diciotto, più Rossi diciannove, più quelli che arriveranno. Capite?».



Chi l’ha sorpresa tra i suoi compagni?

«All’inizio ho risposto sempre Roncaglia. Non lo conoscevo e non mi aspettavo questo suo temperamento da irriducibile. Chi però mi piace tantissimo è Borja Valero: ha le caratteristiche del tipico giocatore spagnolo, ha la dote di fare movimenti semplici ma in maniera sempre diversa. Sicuramente non usuale per chi ha esperienze di calcio in Italia». (...)

La ha già vinto lo scudetto?

«Sì, ma del resto se spendi duecento milioni di euro, prima o dopo è pure normale vincere. Sarebbe patologico il contrario».

Chi è il simbolo di questa squadra

«Andrea Pirlo identifica lo spirito di questa . Per loro è un giocatore assolutamente determinante».

La Lazio è davvero una delle sorprese del campionato?

«E’ una squadra quadrata, rognosa, a misura del suo allenatore, una persona umile, sempre concentrato nel proprio lavoro. E poi hanno giocatore che è fuori dalla media, Miro Klose. Uno come lui ti risolve le gare in un secondo. Però, io dico anche che la Lazio non è meglio della di oggi».

E la Roma dove la colloca?

«La Roma è, in prospettiva, la squadra più forte. Ha un potenziale di giovani leve di prim’ordine. I giallorossi faranno parlare di sé a lungo nel tempo».

è sempre il suo capitano?

« è . Punto. Lo conosco, ma riesce sempre a stupirmi. E’ troppo forte, ma attenzione, perché lui non è un centrocampista. E’ una punta che fa giocare bene il resto della squadra e segna un gol dietro l’altro. Lui vede tutto con quella frazione di anticipo che gli permette di fare la differenza. Se è il mio capitano? Quando ero un ragazzino era il mio capitano, oggi le cose sono un po’ cambiate».

E’ uno dei simboli del calcio secondo lei?

«Io identifico il calcio con un altro giocatore, Zidane. Zizou era davvero bello da veder giocare».

Quanto le è bruciata la sconfitta subìta all’Olimpico in campionato?

«Ho sentito dire a molti che, nonostante la sconfitta, la prestazione c’era comunque stata. Io invece non sono per niente d’accordo. Quella è stata una delle peggiori partite mai giocate dalla quest’anno. E’ vero che avremmo potuto anche pareggiare, ma è altrettanto innegabile che avremmo potuto perdere tanto a poco. Ecco perché io preferisco cancellare quella serata, oltretutto incredibilmente fredda». 

Di Osvaldo che idea si è fatto?

«E’ un giocatore importante, ma voi qui dovreste conoscerlo molto bene. In fondo vi ha portato in ».

Inter e Milan sono davvero in crisi?

«Il fatto è che da club di cotanto blasone ci si aspetta sempre il massimo. Ma fanno fatica, anche perché le loro campagne acquisti non sono più sontuose come in passato».



Ci tolga una curiosità: ma come ha fatto a far arrivare la fascia di Gerrard a Pasqual?

«Bene. Una volta ho sentito che era uno dei suoi giocatori preferiti, che si stava prodigando per provare a mettersi in contatto con lui. Gli sono andato vicino e gli ho detto: “Manuel, forse ti sei dimenticato da dove vengo. Gerrard è stato il mio capitano”. L’ho chiamato e adesso ce l’ha stretta al suo braccio».

Ma quando è venuto via dal Liverpool qualcuno le ha ricordato la gara di persa contro la ?

«No, però me la sono ricordata da solo, anche perché non feci per niente bene... Adesso, però, è tutta un’altra storia».