La penna degli Altri 23/12/2012 09:32
Il salto lo fa la Roma: travolge il Milan e vola sull'eurotreno
Quante falle Sul Milan si abbatte una tempesta perfetta. La Roma gioca di prima, a ritmi super e triangolazioni micidiali, come le puntuali sovrapposizioni sulle fasce (vedi quarto gol). Allegri non sa quale falla turare, da quale onda guardarsi: sembrano tutte alte quindici metri. È un buco unico, sulla tolda milanista. Quei diavoli giallorossi filano a manetta, i vecchietti di Allegri li guardano da lontano, non riescono nemmeno a rifiatare. La coppia difensiva va in tilt sulle palle alte (primo, secondo e quarto gol), i tre centrocampisti sono sempre in affanno, costantemente tagliati fuori da quel ritmo micidiale unito alla precisione dei giocatori di casa. Pure l'arbitro pare che assista estasiato, deve fischiare pochissimo in quei primi 30' adrenalinici: un'azione di qua, la replica di là. E l'Olimpico diventa il mitico Odeon, dove tutto fa spettacolo.
Quei fischi Rocchi, tanto per giustificare la sua diaria, si farà notare solo nel finale: un rosso a Marquinhos (dalla tribuna parso troppo severo) e un rigore a Pazzini permettono ai rossoneri di salvare almeno l'onore. La batosta però resta clamorosa, per 85' minuti è stato Roma-show. Dopo i quattro turni di vittorie l'arresto milanista non poteva essere più brusco ma forse alla vigilia del viaggio mercantile di Galliani in Brasile, è utile che il club abbia avuto conferma di dover potenziare la squadra. E se Robinho non vuole più starci, pazienza: pure ieri ha ribadito di essere altalenante.
I meriti Per una volta El Shaarawy non è riuscito a salvare la baracca. Ha avuto la palla dell'1-1, l'ha fallita. Può capitare. E nessuno ci dice che magari, pure sull'1-1, la Roma non avrebbe ripreso a macinare gli avversari. Perché il Milan è andato a sbattere contro una macchina da gol, questa è la realtà: prima di analizzare cosa non ha funzionato nella squadra di Allegri (tanto, troppo) è doveroso sottolineare la levatura decisamente superiore espressa dai romanisti. I quattro gol sono tutti di pregevolissima fattura, ma a colpire è stato il piglio da «padroni» che ha accompagnato le singole prestazioni. Il Milan è sparito a lungo dalla contesa salvo riemergere con l'uomo in più e con una correzione tattica e i cambi di Allegri, quando ormai era tardi per cercare la rimonta. Però quel Pjanic così talentuoso merita maggiore attenzione e pure il guerriero Pazzini chiede maggiore spazio.
Rammarico Ammirando la maestria con la quale Totti pennella il cross sulla testa di Osvaldo (2-0) e quel tocco in verticale di De Rossi dopo abile finta che manda Lamela davanti al povero Amelia (3-0), non si capisce come «questa» Roma dall'attacco atomico (il migliore del torneo, of course), così elegante e micidiale, tecnica nelle rifiniture e pure possente nello sprint, e che ha pure trovato (finalmente!) in Goicoechea un portiere affidabile, abbia potuto perdere tanto terreno finora anche contro avversari medio-deboli. Di sicuro per il complesso di qualità che raggruppa, la personalità di gente come De Rossi e Burdisso, che nessuna esclusione può abbattere, e per il genio di un Totti che nel primo tempo ha addirittura rincorso il giovane De Sciglio fino all'area di rigore romanista, dopo averlo tramortito nei pareggi di quella milanista, «questa» Roma non poteva che essere la rivale più temibile per la Juve. Ma oggi sembra tardi, dodici punti di distacco rappresentano un abisso. Peccato per il torneo.
E il Milan? Fermato nella sua serie positiva e quindi nell'accenno di rincorsa, il Milan torna a chiedersi quale può essere adesso il suo ruolo ritrovandosi lontanissimo dal vertice e con cinque squadre messe decisamente meglio per le posizioni che valgono la Champions. Dove, a proposito di negatività, gli toccherà il super scoglio Barcellona. Decisamente una pessima fine d'anno. A meno che in Brasile Galliani non s'inventi i colpi della riscossa.