La penna degli Altri 17/12/2012 10:09
Chi sale
A Verona è successo di tutto, anche se le maggiori responsabilità di questo ko, oltre al guizzo finale di Pellissier, sono proprio della Roma che non è riuscita a chiudere una partita dominata per settanta minuti: ossia fin quando la visibilità del Bentegodi l'ha resa giocabile. Ma quando perdi una partita così, con un rigore grosso come una casa (fallo su Totti), un secondo molto dubbio (su Balzaretti) e vai sotto con un gol in fuorigioco, è impossibile non recriminare contro la mediocrità di un arbitro che sembra più attento al verso del suo ciuffo, che non a quello che succede in campo. La domanda è lecita: ma l'arbitro di porta che ci sta a fare se ogni volta che c'è un episodio dubbio non interviene e quando lo fa, nella maggior parte dei casi, lo fa al contrario!? Mah...
E forse non è nemmeno un caso che la Roma resti a secco di gol, diciotto gare dopo, proprio contro il Chievo: ultima squadra contro la quale non era riuscita a segnare. Il bilancio non può che essere negativo, perché come se non bastasse, la Roma torna a casa con Castan «tagliato» e con l'altro centrale titolare, il giovane Marquinhos, «rotto» (caviglia malconcia): cosa che ha costretto nel finale De Rossi a giocare da centrale. Peccato, perché la Roma sul campo avrebbe meritato di vincerla questa partita maledetta che rigetta la squadra nel marasma di una classifica tornata a complicarsi: tutte le dirette concorrenti per un posto in Europa hanno vinto. Sesto posto in classifica col Milan che arriva a fari spianati e sabato prossimo verrà all'Olimpico per cercare il sorpasso. Zeman torna a casa con le mani vuote ma nuove certezze. La partita di Verona ha decretato le gerarchie del momento: Stekelenburg è la riserva di Goicoechea, De Rossi quella di Bradley. Incredibile ma vero, è proprio così e se ieri si fosse giocato il campionato delle panchine, la Roma non avrebbe potuto perdere: Stek, Burdisso, De Rossi, Lamela, Destro e molto altro. Importante è che Zeman abbia le idee chiare, con il Milan sabato è già vietato sbagliare.