La penna degli Altri 02/11/2012 08:56
Zeman, sarà derby della verità
La domanda, che poi è quella che a Trigoria si fanno tutti, è una: i giocatori non ce la fanno a seguire Zeman perché non possono o non vogliono? La verità sta nel mezzo: alcuni non hanno le caratteristiche ideali per il gioco del boemo, un gioco dove servono coralità e totale applicazione; altri, invece, non sono convinti che seguire Zeman e le sue idee possa portare a risultati e vittorie immediate. Alcuni big, sia italiani sia stranieri, non riescono ad avere totale convinzione nelle idee del tecnico e non apprezzano neanche il suo esporsi mediaticamente così tanto, nel cercare spesso alibi che al gruppo poco piacciono. Ad esempio, il campo di mercoledì sera: è vero, come ha ammesso Totti, che i giocatori hanno provato a chiedere allarbitro la sospensione ed è vero che un campo così pesante può aver penalizzato una squadra tecnica come la Roma. Ma la controprova non cè. Perché magari su un campo più praticabile le discese di Biabiany, lasciato spesso e volentieri solo, potevano essere una spina nel fianco difficile da controllare. E qualcuno, questo, lo ha fatto notare.
Così come qualcuno ha fatto notare che mercoledì sera dagli spogliatoi del Tardini arrivavano grida di eventuali liti che si sentivano anche a metri di distanza: la Roma smentisce, ma non può negare che il clima sia teso. Perché nessuno si aspettava una partenza addirittura peggiore di quella dello scorso anno, nessuno si aspettava che la squadra avesse una sorta di crisi di rigetto nei confronti del tecnico, dei suoi schemi e delle sue decisioni per qualcuno allantica, vedi i ritiri anche a Trigoria il sabato prima della partita o le doppie sedute sempre e comunque, anche quando - come in questa settimana - ci sono tre impegni. Non solo: molti giocatori pensano che lintegralismo di Zeman e del suo 4-3-3 porti molti di loro ad essere sotto accusa. Cè chi non gioca (Destro, Burdisso, Pjanic), chi è spesso fuori ruolo (De Rossi), chi è ancora troppo giovane e inesperto e rischia di non reggere la pressione (Tachtsidis, ma anche lo spaurito Dodò di Parma), chi si sente troppo esposto a brutte figure per il tipo di gioco che fa la squadra (Castan e Stekelenburg). Detto dei perché di questa crisi, a Trigoria si interrogano su come uscirne. E, come in campo, a tracciare la strada è stato mercoledì sera Totti: «Dobbiamo seguire Zeman».
La speranza è che i compagni gli diano retta, che si affidino a lui e che la dirigenza faccia capire a tutti che lallenatore non si tocca. Viceversa, sarebbe un segnale di debolezza che potrebbe dare il colpo di grazia al progetto affidato allallenatore boemo. A differenza di quanto accaduto lanno scorso però, la Roma valuterà la situazione giorno per giorno. E quindi, se le cose dovessero peggiorare, il sostegno a Zeman non sarà a oltranza come fatto un anno fa con Luis Enrique: lo spartiacque dellavventura del boemo sulla panchina giallorossa potrebbe essere quindi il derby, in programma tra 10 giorni allOlimpico? Un successo contro la Lazio cambierebbe tutto. Una sconfitta viceversa ne azzererebbe la credibilità mettendo a serio rischio la sua posizione. La speranza è che a questo punto non ci si arrivi e che, come detto, le parole di Totti vengano assimilate da tutti. Nella storia della Roma è già successo. Stagione 2005-2006, primo anno di Spalletti in panchina. È metà ottobre, la Roma va ko ad Empoli, la critica stronca lallenatore, parte della squadra, a cominciare da Cassano, non è convinta. Totti prende la parola e richiama tutti allordine. Non a caso Cufrè qualche giorno dopo dice: «Dedico la vittoria di Tromsoe in Coppa Uefa al nostro Capitano, perché sta per diventare papà e non solo». Ancora oggi Luciano Spalletti dice che la sua Roma, quella del record e di tanti anni indimenticabili, è nata proprio lì, dalle parole di Totti in una triste e fredda notte dautunno.