La penna degli Altri 08/11/2012 09:08

Sullo stadio soffiavano venti di guerra

La Lazio giocava in casa (e perse 1-2), in quell’arena da 15mila posti a sedere con le tribune di legno dipinte di bianco e d’azzurro e gli spogliatoi “riciclati”: in precedenza erano state le baracche dismesse dalla croce rossa statunitense dopo la guerra italio-libica. Il terreno su cui sorgeva fu concesso in affi tto per una somma che oggi fa sorridere: 30 lire al mese; ma prima di destinarlo agli incontri di calcio, la Lazio aveva trasformato il terreno di gioco in orto, per venire incontro alle esigenze di una popolazione messa in ginocchio dalla prima guerra mondiale e sfamare i reduci.

Molti più soldi ci sarebbero voluti per costruire la recinzione, ma a coprire le spese pensò un facoltoso socio sostenitore della Lazio, Goffredo Magistrelli, che oltre al materiale edile indispensabile per i lavori, comprò con quel gesto generoso anche un posto d’onore nella storia della società. Quello della Rondinella era, insomma, uno stadio di proprietà. Sì, proprio il sogno di Lotito e di tanti altri presidenti del calcio di oggi. La Lazio ci giocò fi ssa fi no al 1931, quando se ne distaccò solo in parte per alternare le partite casalinghe con il più moderno Stadio Nazionale. Nel ’57 lo stadio della Rondinella fu demolito: su quel terreno c’è ora un parcheggio.