La penna degli Altri 18/11/2012 10:08

Sannino: «Forza Mattia, fidati di Zeman»



Il gol è arrivato contro il Palermo, ma è arrivata anche un’espulsione.

Assurda. Mattia può aver commesso un’ingenuità, ma la maglia non l’ha tolta del tutto, si poteva sorvolare. È stato un peccato che abbia dovuto saltare il derby, per lui dopo il primo gol sarebbe stato importante trovare continuità.



Lei lo sente spesso?

Ogni tanto. Mi fa piacere sapere come sta, che fa, ma al tempo stesso non voglio essere invadente. Posso dire che l’ho sempre sentito sereno e voglioso. Carico, insomma.

Anche a Siena una volta è stato ammonito per essersi tolto la maglia dopo un gol.

(Ride).Me lo ricordo bene, aveva fatto gol al Chievo e mi è venuto ad abbracciare quasi stritolandomi.



Lei non la prese benissimo.

Mi aveva fatto male, ma quell’abbraccio significava tanto.

Cosa?

Beh, lui non aveva vissuto dei mesi facili, voleva segnare e voleva dimostrarmi che potevo contare su di lui.



E Zeman? Può contare su di lui?

Ci mancherebbe altro. Mattia è un grande giocatore e può diventarlo ancora di più. Però deve fidarsi di Zeman, deve credere in quello che gli dice l’allenatore.



Il ruolo può essere un problema?

Non deve esserlo, così come non deve esserlo il fatto che ha grandi giocatori davanti o che si trova in una piazza che mette pressione come Roma. Io penso che al di là della posizione deve ascoltare Zeman e mettersi a disposizione perché un tecnico così e dei compagni così possono essere la sua fortuna. Un giocatore deve prendere sempre il meglio dal suo allenatore. Poi certo, è ovvio che lui si veda bomber centrale, ma anche partendo più largo può fare bene.



Può diventare fondamentale nella Roma come lo è stato nel Siena?

Premesso che parliamo di due realtà completamente diverse, mi auguro, per lui e per la Roma, che possa diventarlo.



Di lui si dice che abbia un carattere non facile.

Non credo. Quando l’ho conosciuto io, Mattia veniva dall’esperienza poco felice di Genova, dove non aveva fatto molto. Nella Primavera dell’Inter, invece, aveva fatto gol a grappoli ma quello è un altro mondo. Arrivato al Siena doveva capire che doveva soffrire e che doveva lavorare per la squadra. I numeri ce li aveva, ma non dovevano essere fini a loro stessi. Una volta capito questo, è entrato in campo e non è più uscito.

Ed è stato determinante nella salvezza del Siena.

Sì, e di questo lo ringrazierò sempre.



Da a lei: il suo nome è stato accostato, per il futuro, alla Roma.

Ma non scherziamo… Io sono un uomo concreto che guarda i fatti. E i fatti dicono che la Roma ha un allenatore, un gran bell’allenatore, di spessore, che è l’uomo ideale per questa società. Adesso i risultati non arrivano, ma io sono sicuro che sia solo questione di tempo. E poi, sinceramente, non credo che il mio nome sia mai passato per la testa ai dirigenti della Roma.

Un’ultima cosa: un anno fa lei confidò che seguiva in tv gli allenamenti di Luis Enrique. Quest’anno fa lo stesso con Zeman?

No, ma semplicemente perché essendo libero sto pensando di andare a Trigoria a vederlo dal vivo