La penna degli Altri 03/11/2012 09:57
Quel vuoto societario
Il guaio è che anche le intenzioni appaiono confuse perché i portatori di quelle intenzioni non sono facilmente identificabili. La Roma è un coro a tante voci, unampia comitiva di personaggi in cerca di un autore così sfuggente da apparire simile allUomo Ombra. Perché, al di là delle sconfitte, delle rimonte clamorose, dei punti buttati alle ortiche con una generosità degna di miglior causa, un interrogativo resta irrisolto: chi rappresenta la Roma? Chi ne interpreta gli affanni? Chi è responsabile delle scelte, giuste o sbagliate che siano? Dal giorno della svolta (luscita di scena dei Sensi) i tifosi hanno assistito allingaggio di Luis Enrique e Zeman, allavvicendamento di due presidenti e di un paio di amministratori delegati, alla sostanziale sovrapposizione tra la figura del direttore generale e quella del direttore sportivo. Un labirinto di cariche e di incarichi in cui faticherebbe a orientarsi persino Arianna pur armata di filo. La Roma ha deciso di uscire dalle vecchie logiche delle società padronali, quelle delluomo solo al comando. Rischia, però, di affondare in un assemblearismo di tipo tardosessantottino: decidono tutti, cioè nessuno.
Nei tifosi alla delusione si aggiunge lo smarrimento: difficile identificare la Roma in un volto, in un nome, in una persona, in qualcuno capace di indicare, in un momento difficile come questo, la linea da seguire per uscire dal pantano, per ritrovare la strada maestra. Una situazione un po paradossale: molti ruoli ma non una linea di comando e in una situazione simile le contraddizioni sono inevitabili, gli errori conseguenti, la delusione lapprodo finale. Prima ancora di stabilire se Zeman è in grado o meno di uscire dalla crisi, la società dovrebbe rendersi identificabile, in maniera univoca. E in maniera univoca dovrebbe far capire a tutti se su Marte cè ancora vita.