La penna degli Altri 20/11/2012 09:15

Osvaldo e Pjanic, la Roma stavolta non fa la stupida



Il fattaccio
La decisione la prende l'arbitro addizionale di porta Calvarese, su sollecitazione di una discreta parte dei giocatori giallorossi, che gli piombano addosso non appena il subentrato Marquinho gli cade quasi tra i piedi. Ai fianchi del brasiliano ci sono Ogbonna e D'Ambrosio, ma francamente è difficile capire cosa abbia visto l'aiutante (si fa per dire) di Guida. Un rigore omaggio che il gran dilapidatore della serata, Osvaldo, non fallisce, facendosi così perdonare tutto il resto. Sparigliato il match, il Torino mostra tutti suoi limiti offensivi, terz'ultimo attacco del campionato, ed è la Roma a poter approfittare degli spazi che le si aprono dinanzi. Il 2-0 di rappresenta una logica conseguenza.

Roma in ordine Prima partita senza subire gol dopo averni presi dodici nelle ultime cinque, è una Roma convalescente, dove se non altro Zeman mette ordine. Con , Tachtsidis e Burdisso squalificati, e con Stekelenburg ancora indisponibile, Zeman riparte da centrale difensivo e da Bradley centrale in mezzo al campo. Creatività zero, ma maggiore filtro. L'altalenante ai suoi fianchi torna titolare con compiti di regia maggiori di quelli riservati all'americano. Il tridente è sempre quello, meraviglia se si tratta di attaccare, latitante se si tratta di difendere. Aggiungeteci i soliti difensori laterali, Piris e Balzaretti, due fin qui inadeguati ai bisogni di una presunta grande squadra, e capirete bene che la Roma è sempre quella. Capace di far stropicciare gli occhi se azzecca la combinazione giusta in attacco, ma così lunga da far sempre paura (ai propri tifosi) ogniqualvolta l'avversario di turno decide di ripartire.



4-6-0 Anche il Toro di Ventura è sempre quello: lo chiamano 4-2-4 ma in fase di non possesso palla la squadra si schiera sempre cortissima col 4-4-2, Cerci e Santana che partono bassi, in linea con Basha (preferito a Brighi) e con Gazzi. Modulo che nei momenti di maggiore difficoltà diventa anche un 4-6-0, visto che Bianchi e Sgrigna si prestano a dare una mano. Si rivede dopo un mese e mezzo Ogbonna, e il battesimo è di quelli tosti, contro Osvaldo. Che ha le sue occasioni, ma non sa sfruttarle, causa ricerca del preziosismo, come quando allarga troppo il dopo il coast to coast di Lamela, o dell'acrobazia esagerata, la rovesciata ciccata sul cross di Piris, o di una concentrazione che manca quando Gillet suicidandosi gli mette palla tra i piedi su un rinvio. Risultato: il dominio della Roma è sterile e l'unica vera parata la compie Goicoechea sul tiro di Bianchi innescato da Cerci, nell'unica circostanza in cui i due danno segni di vita.

Esce La Roma del secondo tempo è in fase calante quando Zeman toglie lo stanco , fin lì il più concreto, e il maratoneta . Con e soprattutto Marquinho, decisivo, i giallorossi riprendono vigore e sprint: che poi uno di questi diventi materia per le suggestioni di Calvarese e Guida è altra storia. Che a quelli del Toro non può andare giù. E che a quelli della Roma, ora sesti a tre punti dalla Lazio e dall'Europa, fa un sacco di bene.