La penna degli Altri 21/11/2012 09:06

Fenucci: «Lo sport vince con le regole»

Una giornata intensa quella che ieri ha portato alla conferma dello 0-3 a tavolino. Una giornata che è stata di fatto il seguito di quella del 25 ottobre scorso quando le due parti si ritrovarono per la prima volta di fronte alla Corte di Giustizia Federale che rinviò la decisione. In quella occasione Cellino riferendosi a Baldini, al quale prima della sentenza di primo grado aveva dato dell’avvoltoio, aveva detto: «Io sono un presidente, lui è un dirigente. Non possiamo parlare la stessa lingua. Vorrei sapere di chi è la Roma, conoscere il mio collega e stringergli la mano». Ieri ha ricominciato con lo stesso ritornello: «Onoro sempe lo sport, sono qui a testa alta e mi trattano come uno stupido. La Roma è una società astratta che non so di chi sia. E’ dell’Unicredit? Allora è l’Unicredit che vuole prendere vantaggio da un malinteso. Se è così, che lo dica». Poi sulla partita di ritorno: «Se la Roma vuole i 3 punti me lo dica e non veniamo a Roma e buchiamo le ruote del pullman. Io non ho nessun problema con le istituzioni e neanche con la Roma, le voglio bene. Vorrei solo sapere di chi è la Roma. Io prima sapevo che c’era Franco Sensi, Rosella Sensi. Oggi di chi è? Pallotta? Me lo presenti, io non l’ho mai visto».

Come se non fosse sufficiente, Cellino ha proseguito il suo show: «Io vado in Lega, ci sono i presidenti. Percassi (il presidente dell’Atalanta, ndr) poteva non venire a Cagliari e prendersi la partita vinta (il riferimento è alla prima casalinga del Cagliari di quest’anno, giocata il 2 settembre a Is Arenas a porte chiuse, ndr). Invece è venuto perché il calcio è fatto per essere giocato e non per essere giocato strumentalmente nei tribunali. Baldini? Non lo conosco. Io quando prendo una decisione lo faccio perché ho il potere per farlo. Loro che poteri hanno? Io non ho mai avuto un incidente a Cagliari, sono andato a giocare a Trieste per 5 partite e ho ricevuto i complimenti della prefettura. Faccio sport e cerco di farlo anche bene, non voglio essere scambiato per un guerrafondaio. Di punto in bianco divento un sovversivo?».

Curiosa la sua ricostruzione di quanto accadde alla vigilia della partita: «Avevo dato ordine di fare il comunicato la sera prima, poi mi hanno detto che il prefetto avrebbe aperto lo stadio e ho fermato tutto. A notte fonda è arrivata la decisione di rinviare la gara e il ragazzo dell’ufficio stampa voleva chiamarmi ma a Miami era notte fonda, e allora ha fatto il comunicato alle sette di sera, ma a quell’ora non aveva piu senso». La Roma non ha voluto fare un comunicato ufficiale e neppure rilasciare dichiarazioni dopo la sentenza.

Bastano però le parole di che all’uscita dalla Figc aveva già risposto a Cellino: «Noi eravamo a Cagliari per giocare una partita che non si è disputata, e le motivazioni le conoscono tutti. L’attività istruttoria della Procura federale ha chiarito i motivi che hanno portato al rinvio della gara. Cellino dice che se venisse accolto il ricorso del Cagliari vincerebbe lo sport? Penso sia esattamente il contrario: lo sport vince se vengono rispettati i regolamenti. Di chi è la Roma? La Roma è pienamente rappresentata da me, da Franco Baldini o da Pannes,una governance che viene stabilita dal suo Cda che ha attribuito deleghe a queste persone. Credo che l’atteggiamento di ogni club deve essere quello del rispetto delle regole e se Cellino l’avesse avuto avrebbe fatto le stesse cose che ha fatto la Roma. Vuole bucare le ruote del pullman? La Roma mi sembra che non abbia bisogno di regali da nessuno».

Non commenta la sentenza la Roma, lo fa invece Cellino attraverso il sito ufficiale del club: «La verità è che la Roma non ha voluto giocare la partita e questo non è sportivo. Tutto il resto è aria fritta». Cellino si è poi detto amareggiato «Ma non tanto per lo 0-3 a tavolino, quanto per l’atteggiamento della Roma, una società sino a questa vicenda amica, con la quale abbiamo condiviso gioie, simpatia, persino sfottò. Adesso, invece, mi trovo di fronte a un club di cui non conosco né proprietà né presidente e che ha voluto vincere a tutti i costi, anche con i sotterfugi. E’ come simulare un fallo da rigore o segnare un gol con la mano e non ammetterlo. Il Cagliari è una società seria, che magari non avrà un club a Montecitorio o a Palazzo Madama ma che può vantare senso di sportività e correttezza e che, soprattutto, ha un presidente che si espone in prima persona e non si nasconde dietro istituti di credito o fondi di investimento».