La penna degli Altri 03/11/2012 10:01
Errori e dubbi: è ora di uscirne
I DIRIGENTI Si parte proprio da qui. Perché sulla Roma attuale, così come sulla Roma di un anno fa targata Luis Enrique, cè la firma della dirigenza. Quella di Baldini e Sabatini, soprattutto. La sfera tecnica della società è di loro competenza, loro hanno scelto Zeman - nonostante allinizio avessero preso in considerazione altre ipotesi - e loro lo stanno sostenendo, in tutto e per tutto, ogni giorno. La domanda però, che in molti si fanno dentro e fuori Trigoria, è questa: sono (erano) veramente convinti della scelta? Se la risposta è sì il boemo va difeso e tutelato senza indugi e, anzi, a gennaio si deve tornare sul mercato per cercare di consegnargli qualche giocatore più idoneo alle sue necessità. Un altro terzino destro, quantomeno, e forse un altro centrale. Non solo: perché la Roma sulla carta - con Destro e Pjanic titolari indiscussi, ad esempio - è così diversa da quella che poi va in campo? Sono stati, evidentemente, fatti errori di valutazione importanti. Anche se Sabatini ieri con decisione ha smentito.
ZEMAN Responsabile di questo momento è, ovviamente, anche il tecnico. Intransigente e fedele a se stesso. Zeman questo è, questo è sempre stato. Chi lo ha scelto lo sa, anche se dentro Trigoria per lui non è tutto rose e fiori. Il rapporto con lo staff medico (vedi caso Dodò e non solo) non è idilliaco, quello con parte della squadra pure. Non è un problema di rapporti umani, è un problema di metodi di lavoro e di visione del calcio. Zeman ha perplessità su come vengono gestiti gli infortuni dei calciatori, i calciatori hanno perplessità su come organizza il lavoro settimanale e quello in campo la domenica.
LA SQUADRA Lultimo caso riguarda lannullamento della doppia seduta di ieri. In programma cera sia lallenamento della mattina sia quello del pomeriggio. Dopo le quasi due ore prima di pranzo, Zeman, visti anche i tanti acciaccati, ha cancellato quello successivo. «È normale - filtra da Trigoria - viste le tre partite in settimana». Vero. Ma quando è stato stilato il programma di lavoro non si sapeva che cerano tre impegni in sette giorni? Il fatto che la decisione sia stata presa soltanto ieri fa, quantomeno, riflettere. Anche se Sabatini ha detto: «Non bisogna per forza seguire uno spartito. Lallenatore ha aggiunto un po di lavoro la mattina e ha ritenuto idoneo lasciare ai calciatori un pomeriggio di scarico». A dispetto delle dichiarazioni ufficiali non si può negare che molti giocatori di personalità e peso, oltre che talento, del gruppo, non siano convinti di Zeman e delle sue idee. Stekelenburg ha le stesse perplessità che aveva con Luis Enrique un anno fa, essendo la sua porta la più battuta della serie A e vedendo spuntare gli avversari continuamente. Castan, dopo Burdisso, non è convinto (e abituato) a giocare con una difesa così alta in cui spesso si trova costretto a rincorrere luomo. Di De Rossi, che continua nel suo rumoroso silenzio (ieri Sabatini non lo ha mai nominato), si è detto e scritto tutto. Magari, a volte, anche a sproposito. Ma che non senta sua questa Roma, questa Roma qua, è un dato di fatto. Così come è un dato di fatto che non ci si sentano a loro agio Pjanic, Destro, lo stesso Osvaldo, pure uno zemaniano di ferro, e anche Bradley e persino Lamela, che a Zeman, come dimostrano i 6 gol messi a segno finora, deve tanto. Anzi tantissimo. Ma che, come gli altri, vorrebbe vedere più risultati di squadra.