La penna degli Altri 10/10/2012 11:00

Stekelenburg: «Sono felice»

C’era un solo modo per farlo: parare. E non a risultato ormai compromesso, come a Torino, ma quando c’era ancora qualcosa da salvare. Domenica scorsa all’Olimpico Stek ha fatto quello che tutti gli chiedono: è stato decisivo, ha dato sicurezza a tutta la squadra, ha dimostrato di essere lui il titolare e di volere volare. Con la Roma e con l’Olanda, che ha raggiunto non appena Banti ha fischiato la fine della partita. Sorridente, prima di lasciare lo stadio ascoltava i consigli di chi gli chiedeva di coprirsi perché a Amsterdam già fa freddo, poi ha preso la borsa degli Orange e si è diretto a Fiumicino.

Due gli impegni in programma: in casa contro Andorra il 12 e in Romania tre giorni più tardi. A meno di clamorose sorprese - che con van Gaal non si possono mai escludere visto e considerato anche il rapporto non idilliaco tra i due - Stekelenburg sarà il titolare. Sarà lui uno degli uomini più esperti della nazionale, mancando Tim Krul (il che il ct gli ha preferito nelle ultime apparizioni), Arjen Robben e Wesley Sneijder, tutti assenti per infortunio. È stato invece convocato Vermeer, il dell’Ajax che ha preso proprio il posto di Stek nella formazione di Amsterdam quando Maarten, dopo una vita trascorsa nel club per cui «farò sempre il tifo» ha deciso di acettare l’offerta della Roma, che lo corteggiava da mesi. «È bravo - le parole di Stekelenburg sul collega - e io sono contento che sia qui e faccia parte del nostro gruppo, se lo merita. Cercheremo di dargli una mano, io come gli altri. Come mi sento? Bene. Sto bene e sono sereno». La serenità di Stekelenburg è una buona notizia, tanto per la Roma quanto per la nazionale olandese. Per la Roma perché, finalmente il suo numero uno si sta dimostrando tale, e per l’Olanda perché, dopo la sfuriata di van Gaal, adesso nel ritiro degli Orange sembra essere tornata la tranquillità. La speranza, di tutti, è che non sia qualcosa di momentaneo ma che questo sia soltanto l’inizio. Alle stelle, in qualche modo, bisogna pur arrivarci.