La penna degli Altri 24/10/2012 13:20

Lo sport degli impianti abbandonati

Il Flaminio, di proprietà del Comune (che ha stanziato due milioni di euro per la riqualificazione dell'area antistante lo stadio) e in gestione alla Coni servizi, è stato chiuso lo scorso anno per essere ristrutturato e diventare così la cittadella del rugby. I lavori si sono subito interrotti perché durante gli scavi è riaffiorata una necropoli. Un tesoro abbandonato a se stesso e ora sepolto da erbacce e rifiuti. Intanto lo stadio è deserto, la piscina da 25 metri è chiusa, la palestra di scherma è stata arrangiata all'ingresso dell'area uffici. Resiste quella della lotta. Intorno solo immondizia, sterpaglie e roulotte e vagabondi.

Il centro sportivo delle Tre Fontane non esiste nemmeno più: rasi al suolo pista di atletica, pistino coperto e pedane per salti e lanci. Via anche i campi da tennis della Federtennis. Tutto demolito per lasciar spazio alla prima à europea dello sport paralimpico. Sono passati sette anni ma quel progetto è lontanissimo dalla realizzazione. Un progetto tanto caro a Luca Pancalli, presidente del Comitato Paralimpico, che oggi dice: «Forse ce l'abbiamo fatta. Dopo tanta burocrazia la settimana prossima consegniamo l'area alla ditta che ha vinto l'appalto. I lavori dovrebbero terminare entro due anni dal loro avvio». Per ora sul sito di Repubblica.it si possono vedere le immagini dello stato in cui versano i due impianti.

 

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