La penna degli Altri 01/10/2012 10:56

E se Zdenek fosse diventato un conservatore?

SQUADRA LUNGA - Lo ha spiegato Sacchi, nei tempi andati, lo ha ribadito Guardiola, in quelli presenti: nel calcio moderno si gioca raccolti in venticinque metri. E’ l’unica maniera per non dare spazi agli avversari e preventivamente salvarsi dal contropiede. Persa la palla, si aggredisce subito e si riparte. Tutti insieme, tenendo tra le linee la distanza giusta. A parte Milano (ma quel successo è stato troppo enfatizzato visto che poi a San Siro, contro l’Inter, hanno vinto in parecchi) e un tempo col , tutto questo nella Roma non si è visto. (...)
 
ATTACCANTI - La squadra li abbandona e loro abbandonano la squadra. La fase difensiva comincia dagli attaccanti che devono andare a pressare sull’uomo che gioca la prima palla. Se non lo si fa e se vengono abbandonati al loro destino, capita quel che è capitato allo Stadium: Pirlo gioca in spazi enormi e fa danni. Il fatto è che gli attaccanti della Roma non sembrano votati per questo compito: l’unico, , è stato venduto.
 
TOTTI - E’ l'unico fuoriclasse della squadra. Bisognerebbe metterlo nelle condizioni di dare il massimo tenendo presente che i calciatori non sono macchine e il tempo trasforma le loro caratteristiche: alcuni perdono dinamismo, altri velocità, altri rapidità. Ma chi ha qualità fa sempre la differenza. Il capolavoro di Spalletti fu la creazione di un ruolo in cui esprimeva al meglio i suoi talenti: straordinaria visione di gioco periferica, grande capacità a giocare la palla a un tocco producendo assist o, venendo incontro, consentendo gli inserimenti in velocità dei centrocampisti (Perrotta ancora lo ringrazia). giocava molte palle e correva il necessario (non più di 5-6 chilometri a partita); ora corre di più, gioca meno palle e incide meno. (...)
 
FILOSOFIA - Il vertice della Roma sembra un club aristotelico. Zeman da anni dispensa lezioni dalla sua cattedra. Alcune peraltro giustissime ma un allenatore deve dare in campo il meglio di sé. A lo ha dato: ma la serie B è altra cosa e quella squadra ruotava intorno a tre fuoriclasse (ovviamente per la categoria), Insigne, Immobile e Verratti. Alcuni sostengono che Zeman sia superato. Forse non lo è, però quando le pressioni aumentano il boemo sembra smarrirsi fra le spirali di fumo delle sue sigarette. Al cospetto della , è parso figlio di un calcio e di metodologie un po’ datate. Capita che i grandi innovatori si trasformino in grandi conservatori. Capita soprattutto quando ci si immerge nella contemplazione del proprio “santino”. La situazione obbliga a un confronto serrato con la realtà. Anche da parte dei dirigenti perché se ti presenti allo Stadium con Tachtsidis nel ruolo che dall’altra parte è coperto da Pirlo, se Barzagli, travestendosi da Pelè, fa il “sombrero” a Taddei e parte in contropiede, se Caceres e De Ceglie diventano inafferrabili, se Dodo e Bradley sono ancora in infermeria, allora vuol dire che filosofie inattaccabili si sono trasfuse in scelte criticabili