La penna degli Altri 29/09/2012 10:17
Zeman, sfida senza paura
Stasera Zdenek Zeman si aspetta di avere tutto lo Juventus stadium contro. Non contro la Roma, ma solo contro di lui. Anche perché ricorda bene quanto accadde nel novembre del 2006, in serie B e sedendo della panchina del Lecce, allOlimpico torinese, con il Palazzo intero che, giudice sportivo per primo, ignorò la feroce contestazione del pubblico bianconero. «Sicuramente laccoglienza lultima volta che sono venuto qui non è stata molto carina. Lho segnalata anche al delegato della federazione che sta a bordo campo. Strano che novanta minuti di offese non accadde niente. Poi se uno fa buu, viene squalificato o multa per razzismo. Toccherebbe ai media, però, far capire alla gente che i danni alla Juve non li ho fatti io».
Potrebbe bastare. Anche perché la Roma dovrebbe guardare avanti e non indietro. Qui nessuno, nel nuovo impianto del club bianconero, ha mai vinto (a parte la Primavera di Alberto De Rossi). La Juve non perde in assoluto da 44 partite e i giallorossi, invece, faticano in casa, con il rendimento peggiore che mai si potesse immaginare, due punti in tre gare, considerando lentusiasmo della piazza per il ritorno a Trigoria del tecnico di Praga. Zeman, però, non intende tacere su fatti evidenti. Ieri lultimo, con Filippi, il preparatore dei portieri, protagonista della conferenza stampa della vigilia per scelta della società di Agnelli. «Una questione di stile. Penso sempre alla gente che vorrebbe sentire qualcuno che è direttamente interessato». Vucinic, vestendo i nuovi colori, fischierebbe da tifoso il vecchio maestro. Che non capisce ma accetta: «Vorrei che mi spiegasse perché. Poi è normale che i tifosi a Torino tifino Juve e fischino noi». È la prima senza Del Piero: «Non mancherà a me ma a loro». Sullarbitro Rizzoli: «Nessun timore. Può sbagliare lui come Stekelenburg». Sui buoni rapporti tra i due club: «È normale che sia così».
Zdenek si ferma. Quando parla di calcio, è come se fosse un altro. Elogia Conte: «È stato bravo, perché ha saputo dare una mentalità e unimpostazione di gioco. Mi piace come allenatore e mi piaceva da giocatore. Provai ad acquistarlo e a portarlo a Foggia». Esalta la Juve: «È la migliore del campionato, la più forte. Per questo i miei giocatori in questa gara dovrebbero avere più stimoli. Per far vedere di non essere inferiori, perché, alla fine, hanno due gambe, due braccia e una testa come i bianconeri. Sono uguali».
La consacrazione dei rivali ci sta. Ma Zdenek, martedì scorso prima della partita con la Sampdoria, aveva definito da scudetto la sua Roma. Ora, però, nel paragone con la squadra di Conte, è meno sicuro sul ruolo del suo gruppo in questo torneo: «Loro sono un anno avanti rispetto a noi. Hanno fatto bene nella stagione scorsa, ci hanno creduto, sono arrivati i risultati e ora continuano su quella scia. Noi siamo in fase di costruzione, ma dobbiamo cercare di dimostrare che anche noi abbiamo mezzi e siamo competitivi». È la Partita, soprattutto per lui. Che, invece, non cambia idea: «Lo è per i tifosi. Per me, come il derby, dà gli stessi punti. Sempre tre».
«È la mia Roma. Che gioca più di ogni altra squadra e non ha mai sofferto in queste prime gare». Zeman difende la bontà del suo lavoro e il gruppo. «Mi è piaciuta più con il Bologna e la Sampdoria che a Milano con lInter. Mercoledì abbiamo tirato ventiquattro volte, dodici per tempo, gli avversari due. Quindi ci difendiamo bene. Non ho visto alcun calo fisico, ma correre male per la troppa voglia di vincere. Tutto dopo il gol preso. Con qui palloni buttati avanti. È storia antica che i colleghi mi conoscono: lanno scorso il Pescara ha segnato novanta gol».
Risponde a Baldini che gli aveva fatto i complimenti per come sta dando la possibilità a Totti di far bella figura pur essendo giocatore fuori dagli schemi zemaniani: «Strano, in quel ruolo lho inventato io. Ha segnato tanto ed è andato in nazionale. Forse il nostro dirigente se lo ricorda in una posizione diversa in un altro periodo». Sempre al dg assicura che «anche a Roma si vuole vincere e siamo a lavorare tutti per questo». Proprio come a Torino.