La penna degli Altri 16/09/2012 10:17

Zeman, altra botta a Vialli

LA REPLICA - Stavolta il bersaglio non è Abete ma Gianluca Vialli, che nei giorni scorsi lo aveva definito «un paraculo che fa le battaglie secondo quello che gli fa comodo»

«Non faccio battaglie perché mi fanno comodo Per dieci anni io fuori dal grande calcio. Abete? Non volevo offenderlo». «C’è un errore. Sono stato dieci anni fuori dal calcio che conta, non mi pare di avere avuto vantaggi nel dire certe cose. Pensavo che Vialli avesse smesso di prendere farmaci...» . Prego? Sì, ha detto proprio così, testuale. Il riferimento, naturalmente, è alla vecchia polemica sul doping innescata da Zeman e diventata un processo contro la . Aspettiamoci adesso un’altra battuta di Vialli, in un duello che non sembra voler più scendere di tono. 
 

QUA LA MANO - E pensare che nella stessa chiacchierata con i giornalisti, Zeman aveva mostrato un volto più dolce e morbido del solito. «Ad Abete devo chiedere scusa per quelle tre parole - spiega a proposito dell’appellativo “nemico del calcio” - Le parole non le pensavo così come sono uscite nell’intervista, me le rimangio. Ma ho già spiegato cosa intendevo dire. Per me la federazione avrebbe potuto approfittare di certi scandali per migliorare. Nulla di personale contro Abete» . E nessuna telefonata ricevuta da Via Allegri, in vista di un eventuale deferimento: «Non credo di dover essere deferito, perché se leggete l’intervista non c’era nessun intento polemico da parte mia. Avevo anche detto che a cena con Abete sarei andato... Comunque non ho parlato con nessuno, fuori. All’interno di Trigoria sì, di certe cose abbiamo parlato» . (...)
 
FILOSOFIA - In questo senso, Zeman indica un modello da seguire: «Il calcio tedesco. Anche loro hanno avuto molti scandali negli Anni Novanta ma adesso li hanno superati e sono un esempio per tutti» . Lui non smetterà mai di esprimere il suo pensiero in libertà: «Io mi sono sempre sentito libero. E se a volte uso il silenziatore nelle mie frasi è per la vecchiaia.... Nessuno mi ha mai imposto niente» . Per questo continua ad allenare con la passione dei primi giorni: «Faccio questo lavoro da trent’anni e sono sempre stato felice nel farlo, soprattutto in campo. Poi è chiaro, si può sempre migliorare: sia io che i dirigenti»