La penna degli Altri 14/09/2012 09:45

Vucinic: "Devo tanto a Zeman. A Roma ho vissuto cinque anni importanti"

E allora, Vucinic, come la mettiamo? Si sente trascurato dalla critica?

«Io fatico a parlare di me. Fatelo voi».

I migliori giocatori emigrano o evitano l'Italia. E' ormai un campionato più povero il nostro?

«Più povero non so, di sicuro resta il campionato più difficile. La Serie A è la vera università del calcio. Qui si respira tattica 24 ore su 24, si impara a giocare in tutti i sensi. Parlo allora degli attaccanti, e vi dico che ho visto arrivare da fuori presunti fenomeni che hanno poi fatto malissimo. Gli spazi sono minimi. Solo se sfondi in Serie A sei pronto per qualsiasi campionato».

Ha avuto possibilità di andare all'estero?

«Prima di arrivare alla mi hanno cercato dall'Inghilterra e dalla Francia...».

Perché ha detto no?

«Per me l'Italia è il massimo, professionalmente e a livello familiare».

campione d'Italia, grande favorita per il bis consecutivo. L'avversaria più pericolosa?

«Dico soprattutto le milanesi, poi e anche Roma».

Va controcorrente. Per buona parte della critica Milan e Inter non sembrano infatti all'altezza del e dei giallorossi.

«La storia conta. Avete idea del passato di Milan e Inter? Hanno una tradizione eccezionale, ma non soltanto quella. Sono squadre piene di campioni veri».

Che effetto le farebbe ritrovarsi accanto la sua Roma in piena volata scudetto?

«Mi farebbe piacere, lì ho trascorso cinque anni importanti della mia vita. E comunque è una squadra pericolosa, ha giovani interessanti».

E in più c'è Zdenek Zeman.

«Tecnico eccezionale, di grandissimo carisma, unico nel valorizzare i giocatori a disposizione. Il calcio italiano mi ha conosciuto grazie a lui».

Erano i tempi del Lecce.

«Bei tempi, i più belli della mia vita. A Lecce tornerò a vivere una volta smesso di giocare».

Che tipo è Zeman?

«Una manna per gli attaccanti. A livello di condizione fisica migliora tantissimo i suoi giocatori. Alla fine di ogni allenamento eravamo sempre tutti morti, ma poi in campo...».

La cosa che più la divertiva del boemo?

«La sua espressione. Sempre la stessa. Poteva accadere di tutto, dalla cosa peggiore a quella più bella...».

In cinque anni di Roma lo scudetto le è sempre sfuggito. Che cosa mancava a quella squadra, oltretutto molto forte?

«Siamo arrivati tre volte secondi, ma come dice i secondi posti non se li ricorda nessuno. Ancora fatico a digerire la stagione 2009-10 (quella del Triplete mourinhano, ndr). Avevamo recuperato 12 punti all'Inter, poi abbiamo buttato via tutto in casa perdendo contro la Samp. E pensare che alla fine del primo tempo vincevamo noi...».

Perché in una piazza importante come Roma i successi pesanti si contano sulle dita di una mano?

«Non saprei spiegarlo. E' che a volte non c'è equilibrio a Roma. I tifosi sono tanti e caldissimi, se vinci ti portano realmente alle stelle, ma basta un niente, un mezzo passo falso e vai giù velocemente, molto velocemente».

E' vero che decise di lasciare Roma il giorno in cui la sua compagna (in dolce attesa, ndr) venne insultata pesantemente in tribuna, all'Olimpico?

«Sì, da quel giorno non mi sentivo più dentro Roma».

Meglio Mancini--Vucinic o -Osvaldo-?

«Ditelo voi! In ogni modo, a me i tre di oggi piacciono parecchio».

Cose le ha dato la ?

«Tanto. Innanzitutto mi ha fatto vincere uno scudetto». (...)



Stagione 2008-2009, quarta giornata del girone di qualificazione, Roma batte Chelsea 3-1. Doppietta di Vucinic!

«Venivamo da una vittoria e due sconfitte. Non avevamo alternative: vincemmo con il Chelsea, ci esaltammo, per chiudere quindi in testa il girone. Poi, purtroppo, negli ottavi ci eliminò ai rigori l'».

Che cos'è la per lei?

«Lo dice il nome: è la "Liga" dei Campioni. E' qui che ti confronti con il meglio che c'è al mondo, è qui che capisci il tuo reale valore. Che bello risentire quella musichetta! L'Europa mi è mancata». (...)