La penna degli Altri 28/09/2012 10:29

Uno stadio aspetta Zeman

 
CARRIERA - Battere la Roma non significa soltanto mantenere il primato e superare un altro esamone, ma zittire l’allenatore più inviso. Comincia tutto nell’estate '98 con un’intervista che denuncia il doping nel calcio e tira in ballo pesantemente i bianconeri: Zeman attira strali e querele, però apre la strada a un processo. Gianluca Vialli, tacciato di muscolatura sospetta, ribatte duramente chiamandolo terrorista e il tempo non annacqua la tensione, smussa solo gli aggettivi, visto che adesso lo definisce « paraculo» , uno che « fa solo le battaglie che gli convengono ». Non dimentica, come Ciro Ferrara: figurarsi se dimenticano i tifosi, risentiti pure per le esternazioni più recenti: sugli scudetti contesi (« Sono ventidue o ventitrè ») e sulla condanna di Se c'è una per un tempo lungo, un allenatore non dovrebbe allenare »). La si ribella con l’ad Beppe Marotta (« Sul nostro tecnico uscita inopportuna ») e punge con John Elkann, presidente di Fiat e di Exor, dopo la Supercoppa: « Ha vinto più Carrera in una partita che lui in tutta la carriera».
 
MOTIVAZIONI - Più duro era stato l’Avvocato Agnelli, nel pieno della polemica doping: «Zeman? Non lo conosco, so soltanto che è il nipote di Vycpalek che noi abbiamo salvato dalla Cecoslovacchia comunista: per questo, ci deve gratitudine ». L’Avvocato aggiunse inoltre che come tecnico non avrebbe mai preso, comunque la gente bianconera non l’avrebbe comunque accettato. Si riconoscono tutti, anche chi ne riconosce qualità tattiche, nelle parole pronunciate da Marcelo Lippi: « L’amarezza più grande è la sensazione che ci stiano portando via qualcosa del nostro grande lavoro ». «Penso che qualche juventino ce l'avrà con me - l'opinione di Zeman dopo la sentenza sul doping - ma penso anche che se leggessero le motivazioni capirebbero che questa è una storia triste ». 
 
STEWARD - Anni di battaglia con Luciano Moggi che definì « nemico del calcio » e tacciò d’aver orchestrato, per distruggerlo, il suo esonero a . « Mi ha stufato e lo denuncio » la replica dell'ex bianconero - in realtà venne cacciato perché non sa allenare ». Eppure, allenando e divertendo, Zeman è tornato alla Roma e lungo la strada un’altra freccia l’ha scagliata: « Io sono ancora nel calcio, Moggi no: qualcosa vorrà dire... ». Scontato, con queste basi, immaginare un clima tesissimo allo Stadium, tanto più che già l’ultima volta a Torino, nella serie B post Calciopoli, da allenatore del Lecce fu bersagliato di insulti: « Mi spiace non essere nero - sussurrò - altrimenti sarebbero stati puniti» (...)