La penna degli Altri 04/09/2012 09:21

Rivoluzione fisica e non tattica

Se poi, però, vedi la Roma di oggi è facile rendersi conto che non è più quella di ieri. Perché Zeman, vecchio e nuovo, è simile e non identico. Il punto in comune è . Dalle sue gesta prende ancora forma il sistema di gioco. E’ sempre lì, a sinistra, ultimo uomo dello schieramento e primo comunque di riferimento. Tredici anni fa lasciava la fascia per entrare in area e concludere. Non solo assist. Oggi invece aumenta la sua libertà in campo. Mezzala, rifinitore e più centrocampista che attaccante. Più chance per gli altri che per se stesso. In due partite tiri in porta zero o quasi. Tutto l’attacco è diverso. Prima erano piccoli e rapidi. Come Baiano che con il Foggia segnò il gol del vantaggio contro l’Inter il 1° settembre del ’91, quando il boemo si presentò alla serie A, proprio a San Siro, mettendo subito paura alla rivale prestigiosa che faticò per conquistare un pari. Oggi sono alti e potenti. Combattenti e tecnici. Gli sguardi cattivi di Osvaldo e , non più i satanelli con le facce bambine. Due centravanti, anche tre. Perché quello è stato negli ultimi anni.
 
Si scopre che l’integralista non è tale. Basta dargli i giocatori veri. Una volta giocavano sempre gli stessi, con gli altri il prodotto era spesso da buttare. Domenica sera a San Siro dopo mezzora, con l’uscita di , il giocatore con il più alto valore di mercato in rosa, i tre centrocampisti erano quelli di scorta. Non è giusto chiamarli riserve, anche se per Tachtsidis era l’esordio in A e la prima da titolare e con meno di mezz’ora in due partite nella massima serie. Due ventunenni che un anno fa giocavano in B. L’altro era Marquinho, definito nel gennaio scorso accquistinho dallo stesso ds . I tre hanno fatto la partita e il risultato. Nelle prime due gare di campionato la Roma ha preso tre reti: due erano da annullare (fuorigioco), una casuale con carambola (autogol). Rischi pochi, lì dietro. Non come tredici anni fa.