La penna degli Altri 18/09/2012 10:57
La fede è finita
Tocca quasi il 56% dei tifosi: 5 punti più di un anno fa e 14 rispetto a due anni fa. Questanno è cambiata anche la mappa del tifo, tracciata dallOsservatorio Demos-Coop, in base alla squadra preferita. In questo caso, però, contano motivi soprattutto sportivi. Legati ai risultati e alla competitività delle squadre. La Juventus resta saldamente e largamente in testa alle preferenze. La sua incidenza, però, è scesa, anche se in misura molto limitata. Meno di un punto percentuale. Oggi i suoi tifosi corrispondono a circa il 28 e mezzo per cento. La retrocessione e le difficoltà degli anni di Calciopoli non ne avevano eroso la base. Al contrario. I successi e la vittoria nellultimo campionato ne hanno confermato, ma non rafforzato, la posizione. Probabilmente risente, più delle altre squadre, del clima generale di sfiducia. Trattandosi della squadra più popolare. Con una base ampia di tifosi tiepidi. I più disturbati dal ripetersi degli scandali e dalle polemiche.
La novità, semmai, è che torna a essere la più odiata. Bersaglio convergente delle tifoserie delle squadre avversarie, che le contendono il primato nel campionato. In un anno, infatti, la quota di tifosi ostili alla Juve è raddoppiata: dal 14 al 27%. Laltra novità è offerta dallaffermarsi, su base nazionale, di nuovi attori del tifo. Che stanno modificando le tradizionali gerarchie. Il Milan conferma la sua quota di tifosi, intorno al 16%. LInter ha, invece, perduto una parte rilevante dei suoi sostenitori. Ora si è attestata al 14 e mezzo per cento: 4 punti meno di un anno fa. Mentre è cresciuta molto larea del tifo per il Napoli, che ha superato il 13% e incalza lInter. Anche la Roma appare in crescita: ha superato il 7%. Il mutamento degli orientamenti del tifo dipende, in gran parte, dai risultati delle stagioni recenti, che hanno visto il Napoli conseguire importanti successi. In tal senso, però, ha pesato molto anche il calciomercato. Milan e Inter, hanno, infatti ceduto molti dei giocatori più pregiati talora, le bandiere della squadra e dei tifosi. Si spiega in questo modo anche la crescita del tifo giallorosso. Animato da una campagna acquisti che ha soddisfatto i sostenitori.
Ma, soprattutto, dallarrivo di un allenatore, Zeman, che, al di là dei risultati, gode di grande carisma. È mutata, di conseguenza, anche la geografia del tifo. Fino a un anno fa la Juventus era la squadra più amata in tutte le aree del Paese. Ora non più. Superata dalla Roma nelle regioni del Centro e dal Napoli nel Mezzogiorno. È difficile, in conclusione, non evocare un parallelo con la politica. Daltronde, il rapporto fra calcio e politica si è rafforzato, negli ultimi anni. Basti pensare a come Berlusconi lo abbia utilizzato come modello e come veicolo del proprio soggetto politico. Fin dalla discesa in campo. Il nome del suo partito, Forza Italia: il grido di sostegno alla Nazionale. I suoi sostenitori, di conseguenza: Azzurri. Le sezioni: club, come quelle dei tifosi. In generale, il tifo ha surrogato la crisi delle appartenenze e delle bandiere, in tempi di perdita delle identità. Daltronde, il grado di interesse politico dei tifosi è perfino, di poco, superiore a quello della popolazione.
Le stesse tifoserie, al di là delle posizioni estreme degli ultrà, mostrano orientamenti politici precisi. Sinistra: i tifosi della Fiorentina. Centrosinistra: la bandiera del Napoli. Centro: quella bianconera. Centrodestra: le squadre milanesi. A differenza di quanto è avvenuto in politica, però, scandali e polemiche non avevano compromesso la fede dei tifosi, fino a pochi anni fa. Oggi non è più così. La fiducia nel sistema appare, infatti, seriamente in declino. Verso i protagonisti del calcio, i giudici e i giudizi della giustizia sportiva. Difficile credere se i risultati e le classifiche degli ultimi 10 anni sono stati rimessi in discussione. A volte rovesciati. Alla fine anche i fedeli più convinti cominciano a dubitare. A frequentare i riti con meno passione e regolarità. Mentre i più tiepidi e occasionali, ormai, hanno smesso di andare a messa. Se non raramente. In alcune, poche, festività.