La penna degli Altri 30/09/2012 13:37
Il boemo depresso ma non per gli insulti «Non ditemi vecchio»
Un crollo che ha scosso anche lui: «Non ho visto neanche una mia idea in campo. La Juve è stata nettamente superiore. Noi non abbiamo né difeso, né attaccato. Abbiamo perso tutti i contrasti. Meritavamo di subire altri gol». Se è un episodio o la fine di unIdea, è presto per dire. Zeman, naturalmente, ritiene che questa partita debba insegnare a migliorare. «Spero sia solo questione di tempo». Forse però il dubbio sta venendo anche a lui, insinuante, sottile: «Ho visto giocare un sacco di palloni senza senso. I giocatori devono dare di più dal punto di vista tattico. E poi le motivazioni cerano. Forse non mi sto spiegando bene...». Così, impietose, adesso arrivano le domande scomode. Non era meglio restare a Pescara? «No, sono contento di essere alla Roma». Ha sentito che lex presidente della Juve, Cobolli Gigli, pensa che lei alla sua età farebbe bene a ritirarsi? «Non sono vecchio. Gente come il presidente della Repubblica e il Papa ha più anni di me e fa ancora bene il suo lavoro...».
Ecco allora che, in una nottataccia simile, la famosa resa dei conti tra ZZ e il popolo bianconero quasi svapora nello stupore collettivo e, di fronte a questa sproporzione di forze, Zeman deve dimenticare almeno per 90' lantica materia del contendere (il mio complotto è più grosso del tuo), la provocazione («Conte lo volevo con me al Foggia...»), lirritazione per il preparatore dei portieri in conferenza stampa alla vigilia (e poi, alla fine, pure davanti ai microfoni televisivi), il passato velenoso. La sveglia è storica e sposta la direzione dei pensieri: la situazione è improvvisamente incerta (con due vittorie, di cui una a tavolino, in sei partite non si fa la rivoluzione ma bancarotta) e la memoria riporta a giorni amari. Lultima volta che il boemo incrociò i bianconeri (25 novembre 2006, campionato di serie B), il suo Lecce perse 4-1. Allora, quanto a insulti, forse andò peggio. Ma ieri, contro ogni previsione, non è stato quello il problema principale: «Non ho sentito niente, forse avevo qualcosa nelle orecchie...». Battuta e sorriso trattenuto. È stato lunico momento della serata in cui Zeman è sembrato davvero Zeman.