La penna degli Altri 04/09/2012 09:33

Francesco all’infinito

Dall’inizio del ritiro di Riscone di Brunico ha perso sei chili, ha plasmato ulteriormente il proprio fisico e, sfidando tutti, anche se stesso, ha recuperato la voglia di zittire i critici; quelli del è sul viale del tramonto oppure è la zavorra della Roma. Ieri, cioè il giorno dopo lo spettacolo milanese, Francesco era regolarmente in campo per l’allenamento post partita: un lavoro defatigante in compagnia di quanti avevano giocato contro l’Inter. Il capitano settimanalmente fa lo stesso lavoro della squadra poi, a seconda delle sue esigenze, toglie o addirittura aggiunge qualcosa al programma del boemo. Zeman l’ha fatto sempre giocare non perché Francesco sia suo amico, ma perché il capitano l’ha sempre realmente meritato. E si è divertito, il boemo, a rispedirlo nel ruolo che gli aveva assegnato durante la sua prima esperienza a Trigoria, cioè attaccante esterno a sinistra. Solo che il attuale non è più soltanto un attaccante: è diventato (ma forse lo è sempre stato) un regista d’attacco, un finalizzatore, un suggeritore e all’occorrenza anche difensore, oltre che fine realizzatore. Un calciatore completo, in parole povere.
 
E da qui sono partiti tutti i dibattiti sul nuovo (vecchio) calcio di Zeman. L’avere o il non avere in campo condiziona la manovra della Roma perché il capitano non sta esattamente nei rigidi schemi del calcio integralista del boemo. Quando c’è stato, ad esempio contro il Catania, non ha brillato, e con lui la Roma; quando, come a Milano, si è mosso secondo istinto, per la Roma sono stati fuochi d’artificio. Paradossalmente, insomma, se non dà (troppo) retta a Zeman è meglio.
 
Parlare di un attaccante esterno, del resto, sarebbe riduttivo: l’assist meraviglioso per Osvaldo l’ha confezionato da una posizione centrale, ad esempio. E sono state tante (e belle) anche le giocate che ha proposto da esterno a destra. Se mai, va registrato un dato statistico: contro l’Inter non ha mai tirato seriamente verso la porta avversaria. Un evento che probabilmente non era mai accaduto nella sua storia giallorossa. Ma qualcuno ha voglia di lamentarsi o di rinfacciarglielo?
 
Come per incanto, tutti i soloni della critica che dopo la partita con il Catania l’avevano accusato (e con lui Zeman) di stare troppo lontano dalla porta hanno dovuto cambiare bersaglio: li ha annichiliti muovendosi in ogni angolo del campo e regalando in continuazione perle di calcio. Si è messo al servizio della squadra, privilegiando gli interessi generali ai propri. Tipo la classifica dei cannonieri di sempre della Serie A: è fermo dallo scorso maggio a quota 215 e continua a mancargli un gol per agganciare Josè Altafini a 216 e sistemarsi al terzo posto della graduatoria. Ci sarà tempo per arrivarci.