La penna degli Altri 06/09/2012 09:33

Destro-Osvaldo, fratelli d’Italia

QUASI GLORIA - In realtà la Roma portò l’intero attacco all’Europeo del 2000 di Belgiolanda, buttato via all’ultimo tiro, giocando la finale contro la Francia con Delvecchio centravanti (autore del gol, tra l’altro) e trequartista. Montella, poi, sarebbe entrato nei minuti conclusivi proprio al posto di Delvecchio. Ma nessuno dei due è mai stato un punto fermo in Nazionale, mentre lo era ma ai tempi in cui giocava dietro alle punte (un po’ come adesso con Zeman...), sia con Zoff che con Trapattoni ct. 
 
ANNI A COLORI - Poche occasioni in azzurro ha avuto persino Roberto Pruzzo, inspiegabilmente ignorato da Bearzot per i Mondiali del 1986 poche settimane dopo aver vinto il titolo di capocannoniere della serie A con 19 gol in 24 partite. Per lui, complessivamente, le presenze nella nazionale maggiore sono state soltanto sei. Non tanta fortuna ha avuto anche Pierino Prati nell’ultimo periodo della gestione Valcareggi, quello che coincise con il passaggio alla Roma e con il flop al Mondiale del 1974: Prati non giocò mai e fu costretto ad aspettare per timbrare l’ultima delle sue quattordici presenze in azzurro.
 
ORIUNDI - Non tanto meglio è andata ai naturalizzati italiani. Il brasiliano Angelo Benedicto Sormani, preso nel 1963 dal Mantova per mezzo miliardo dal presidente Marini Dettina, fece solo una partita in Nazionale da romanista. Così come il connazionale Dino Da Costa, l’uomo derby per eccellenza, che fu utilizzato soltanto nella sfida all’Irlanda del Nord che costò all’Italia la partecipazione al Mondiale del 1958: Da Costa segnò una rete nel suo debutto/addio alla maglia azzurra ma non bastò. 
 
LAMPI - Splendida, ancorché breve, rimane invece l’esperienza di Alberto Orlando, capace di segnare quattro gol in una sola partita contro la Turchia (in tutto due presenze da romanista). Ed è stato di sicuro soddisfacente il rendimento di Carlo Galli, detto testina d’oro per la sua abilità nel gioco aereo: quattro gol in otto partite e soprattutto la partecipazione al Mondiale del 1954. 
 
EROE MA... - Ed Enrique Guaita, che da oriundo italo-argentino come Osvaldo vinse il Mondiale del 1934? Nella Roma degli albori giocava spesso come centravanti. E infatti è entrato nelle nomination della società per la Hall of Fame proprio come prima punta. Ma in azzurro fu sempre sfruttato (con profitto) da attaccante esterno. Un grandissimo giocatore, non un centravanti puro. Più offensivo di Bruno Conti, però sempre un’ala. Amedeo Amadei, infine, non potè assaggiare la Nazionale da romanista, così come Rodolfo  Sciabbolone Volk. I tempi non erano ancora maturi