La penna degli Altri 08/09/2012 11:58
Dani, 2 gol e una dedica speciale
«Sono felice per la doppietta - ha detto al fischio finale - peccato per il risultato finale. Diciamo che sono contento a metà. Sapevamo che era una partita difficile, nel secondo tempo abbiamo sofferto troppo e il pari tutto sommato è meritato. Devo lavorare ancora molto, giorno dopo giorno, ci sono cose che devo cambiare... Giovinco? Abbiamo fatto dei buoni scambi, mi trovo bene a giocare con lui». Che Osvaldo sia un personaggio da copertina è chiaro. Bello è bello. Stravagante idem. Mai banale pure, sia nella scelta dei vestiti sia nella scelta delle parole. Quando parla lui non è mai scontato e ogni tanto a Trigoria temono quello che dice. Facile capire perché: in un mondo ipocrita come quello del calcio italiano chi dice la verità spesso è visto male. E Osvaldo è visto male, e tanto, dagli arbitri. Zeman lo ha detto chiaro lunedì in Campidoglio: «Deve protestare di meno, almeno sarà meno antipatico». Vero, verissimo. Lui lo sa, sa che è preso di mira e sa che non deve commettere neanche la più piccola ingenuità. A San Siro però - e questo lo ha detto e ribadito ad allenatore e dirigenti - non lha commessa. Almeno non nel caso della seconda ammonizione: «Potevo evitare di calciare dopo che ha fischiato - ha ammesso - ma poi ho cercato solo di coprirmi il volto». Bergonzi, con cui già da Juve-Roma della passata stagione ha avuto a che ridire, non lha pensata così. Rosso e addio Roma-Bologna. Un peccato, considerando il suo stato di forma.
Lui comunque sembra aver capito e durante la conferenza stampa con lItalia ha misurato ogni parola. A Coverciano hanno apprezzato, a Trigoria ancora di più. Daltronde Osvaldo è un patrimonio della società: richiesto da Luis Enrique su consiglio di De La Pena, ha messo a segno 13 gol in 28 presenze. Lo scorso anno aveva iniziato benissimo poi nella seconda parte di stagione era stato frenato da un infortunio prima e da alcune bizze caratteriali (quelle sì...) che hanno fatto dire a qualcuno che nella Roma targata Zeman per lui non ci sarebbe stato più spazio. Falso, a dir poco. Visto che di questa Roma Osvaldo è un punto fermo: «Mi sento bene, lavorare con Zeman è bello e per noi attaccanti è lideale». E pazienza se cè chi parla di lui solo per la vita privata (due figli e un terzo in arrivo) o solo per il fatto che i giornalisti non sono la sua passione. Lui, come ha scritto a chi lo criticava su Twitter (chiedendo prima: «Perché mi segui se non ti piaccio?»), dalle critiche «prende solo forza». E negli scorsi mesi ne ha ricevute eccome ma è andato avanti. Oltre. Quattro gol in tre partite dal 26 agosto a oggi, un ruolo importantissimo nella Roma e importante in azzurro. Era quello che voleva. E non ha intenzione di fermarsi. Anche e soprattutto per chi gli è vicina. A sua figlia Victoria, il grande amore, la dedica per la doppietta azzurra: «Ogni volta che va in chiesa dice una preghiera per me e accende una candelina. Questi due gol sono per lei».