La penna degli Altri 01/09/2012 11:08
Bandiere al vento sulla Scala del calcio
Trentanove anni Javier, ormai trentasei Francesco. In due fanno 39 campionati (Totti ha iniziato la 21esima stagione, Zanetti la 18esima) e 75 anni, la vita media di un uomo in quattro scarpini e un paio di cuori. Storie diverse, nazionalità diverse, colori diversi, ma per filo comune hanno una fede unica. Zanetti sbarca a Milano nel 95. A Moratti lo segnala Angelillo, un altro pezzo di storia bauscia. Largentino arriva con Rambert, che Carneade era e Carneade è rimasto dopo la parentesi nerazzurra. Terzino destro, terzino di spinta, Javier gioca subito bene e quindi gioca subito tanto. Nessun infortuno grave, mai una parola di troppo, quattro anni dopo rileva la fascia di capitano da Bergomi. È più di un passaggio di consegne: leredità è pesante, ma Zanetti è un predestinato. Riservato, a modo, sfrutta la fama per aiutare gli altri. Dà vita apposta alla Fundación P.U.P.I., che è sia il suo soprannome - El Pupi - sia lacronimo di "Por un piberío integrado", "Per uninfanzia integrata". Sostiene le famiglie argentine disagiate, genitori che non riescono a sfamare i figli. Zanetti è una persona buona. Come Totti.
Romano prima ancora che italiano, per Francesco parla la Storia con la esse maiuscola. Ha vinto meno di Zanetti perché ha sposato la Roma quando avrebbe potuto sposare il Milan o il Real Madrid. Questo si è riflesso sul numero di trofei vinti e pure, inevitabilmente, sulle presenze complessive in carriera. Disputando più Coppe di Francesco, Zanetti ne ha collezionate più di mille. Ha fatto cifra tonda con la Roma. Era l11 maggio 2011, ritorno di Coppa Italia, finì 1-1 e, complice lo 0-1 dellOlimpico, finì pure il cammino della Roma nella competizione. Come Zanetti, anche il Capitano dona la propria immagine per i più piccoli. Cè una storia nella Storia che si potrebbe scrivere a proposito. Si potrebbe parlare dellimpegno per lUnicef, di cui è ambasciatore, come delladozione a distanza dei bambini di Nairobi.
Si stimano. Totti stima sempre quelli come lui, calciatori leali, fedeli a una sola maglia, orgogli delle curve e uomini prima ancora che calciatori. I Maldini e i Del Piero, il primo tradito dallingratitudine, il secondo dai bilanci. I Zanetti. Anzi, lo Zanetti. Javier. Ormai ce ne sono pochi come loro. Sono merce rara, rarissima. Anzi, sono unici. Lha detto Zanetti: «Dopo Maldini, se ne è andato anche Del Piero. Ale è un uomo e un giocatore straordinario, per la Juve, il calcio italiano e quello mondiale. Ora si trova nella condizione di voler continuare a giocare e lo farà. Resta il fatto che io e Totti siamo rimasti le uniche bandiere». Uniche. Inimitabili. Sono loro il bello di un calcio che di bello ha davvero poco. Saranno nuovamente avversari. Ma nemici no. Nemici mai.