La penna degli Altri 25/08/2012 10:25

Nuovo anno vecchia bandiera. E la Roma è ancora sua


Tanto tempo fa... Perciò, se fosse un disco (e un romanzo), si chiamerebbe Sulla strada, il ventesimo di De Gregori, liberamente ispirato a Kerouac, in uscita a novembre. Un altro Francesco, romanista come lui. Due grandi interpreti, ognuno a suo modo. Per entrambi, vale lo stesso quesito: cosa fa di più un grande artista (del pallone)? Il talento, l'intelligenza tattica, il carisma, la longevità? O un po' di tutto? Ecco, a novembre uscirà il ventesimo album di Francesco De Gregori, ma domani scatterà il ventunesimo campionato di . Il primo, risale a qualche era geologica fa: 1992-93. Milan campione d'Italia, Signori capocannoniere, Di Pietro ancora magistrato. Il paese era in piena Tangentopoli. Il giorno in cui esordì in A — 28 marzo 1993 — Gava e Pomicino presero un avviso di garanzia per associazione mafiosa. Il giorno prima era toccato a Giulio Andreotti. Capito di che parliamo?



Emicrania D'accordo, certe cose non fanno più notizia, e i record del capitano romanista sono come i titoli sul caldo estivo, hai capito la novità. Come le battute di Zeman sulla . Però, è pure giusto dargliene atto: 501 presenze in Serie A, tutte con la maglia della Roma, e 215 gol, solo uno in meno di
Meazza e Altafini, terzi nella classifica dei cannonieri di tutti i tempi. potrebbe raggiungerli, o superarli, già domani sera, contro il Catania. Con le coppe, si sale a 641 partite e 270 reti, olè. Numeri da non crederci, come quelli che snocciola il suo sito ufficiale: 53504 minuti in campo, 2422 tiri, 143 assist vincenti, 987 colpi di tacco, 2080 dribbling, 6656 giocate utili. Vi è venuto il mal di testa? Normale, è capitato anche agli avversari di .



Amici e nemici Quando un uomo invecchia, i suoi rivali cominciano a considerarlo meno pericoloso. È pure il caso di ? Lo abbiamo buttato via tante volte, e lui puntualmente ci ha smentiti. Se si prendesse in considerazione solo l'ultima stagione, però, si direbbe che la parabola del capitano è nella fase discendente: otto gol in 31 partite ufficiali sono stati un bottino povero, quasi mortificante per uno col suo curriculum. Ma le geometrie esistenziali di Luis Enrique lo avevano arretrato fino a centrocampo, mentre quelle trigonometriche di Zeman dovrebbero riavvicinarlo alla porta, seppure dal lato sinistro. All'alba del 21° campionato, il dubbio che lo accompagna è proprio questo:
vivrà una seconda giovinezza con il tecnico che lo lanciò tra i big del calcio o i ritmi e le esigenze del boemo lo sfiancheranno a tal punto da fargli avvertire, per la prima volta nella sua carriera, il peso dell'età? Risponderà il campo, e la nuova collocazione che Zeman, intelligentemente, sembra aver studiato per il suo capitano: a sinistra, ma con licenza di arretrare, creando lo spazio per i movimenti (e le corse) dei compagni. ha vissuto un'estate di tanto lavoro e poche chiacchiere. Quasi come un calciatore qualsiasi. Non è più tempo di stare tutti i giorni sotto la luce dei riflettori né di prendersi sulle spalle la Roma, che oltretutto, ormai, preferisce mandare avanti . Ma come dice il proverbio, a volte è meglio soli che male accompagnati.