La penna degli Altri 30/07/2012 10:20
Sansonna e Zemanlandia: un ritorno infinito
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Che cosè Zemanlandia?
"E il primo documentario che ho fatto. E nato dallidea di raccontare questo mio ricordo adolescenziale del Foggia di Zeman che andavo a vedere allo stadio Zaccheria. Vedevo questa grande squadra con questa figura carismatica, che conduceva questo gioco spettacolare. Esaltava la serie A e faceva parlare del Sud per motivi non legati alla cronaca nera."
Perché ha scelto proprio Zeman?
"Io volevo raccontare una vicenda di calcio che fosse anche legata al cinema. Zeman ha un volto molto cinematografico. Evoca diverse significanze, non è una figura meramente calcistica. Era un uomo, in quel momento, ai margini del suo ambiente di lavoro, del calcio che conta. E lidea era quella di proporlo, questa volta, nella sua figura non di castigatore del calcio marcio. Volevo cogliere la sua figura costruttiva, quella iniziale. Quella in cui ancora non cerano le ombre del doping. E secondo me ha aderito alla mia proposta anche per questo, perché si parlava di quella fase primigenia di costruzione della propria filosofia di gioco".
Quando ha concesso del suo reale modo di essere davanti alla telecamera?
"Tanto, perché credo che si sia fidato, visto che la chiave non era quella di usarlo come figura scandalistica, come uomo su cui fare il titolo. Ha mostrato molti dei suoi aspetti più intimi, la sua ironia, il suo modo di canticchiare, di scandire il tempo canticchiando pezzi di Battisti, Venditti e di Raffaella Carrà. E secondo me è uscito un aspetto poco conosciuto, più intimo, di una persona molto seria quando lavora, ma che allo stesso tempo sa scherzare e sdrammatizzare un po le enormi che impone ai suoi giocatori.
Laffinità tra Zeman e la Roma da cosa nasce e perché è così forte?
"Allora, io ho scritto un libro che uscirà a settembre che si chiama Un marziano a Roma, scritto in buona parte dal ritiro di Brunico di questestate. E parlando con Tonino Cagnucci, lui mi ha suggerito una cosa che io trovo molto vera: Zeman è amato molto dai romani perché è un uomo un po del Nord, che ha qualcosa di alieno rispetto al romano. Però il romano si fida perché ne coglie proprio lalterità. Un senso di familiarità, che può arrivare con Mazzone, non fa scattare quel senso di divinazione che può venire magari davanti a Zeman. Secondo me il tifoso romanista fida del suo amore per il lavoro. E quindi anche se è passato dalla Lazio alla Roma lui riesce ad essere amato da entrambe le tifoserie e a non creare acredini: un caso più unico che raro nella storia cittadina".
Laneddoto che ricorda con più affetto delle riprese dei documentari?
Sono due in realtà. Il primo è stato quando ero con lui, durante una pausa del ritiro con il Foggia. E un esponente dello staff del Foggia mi ha detto Ah, ma con Zemanlandia li hai fatti i soldi?. E insomma, ironicamente osservava che con il cinema, con i documentari di soldi non se ne facessero molti. Zeman in quel momento sembrava assente, tanto era assorto dai suoi pensieri. E invece allimprovviso è intervenuto nella conversazione dicendo: Ma lui non lha fatto per i soldi. Lo fa per la gente (imita la voce del boemo, ndr). Ha creato unanalogia tra il mio modo di interpretare il cinema e il suo modo di interpretare il calcio che mi ha emozionato in quel momento".
E il secondo?
"È legato alla fase delle riprese. E avvenuto durante la partita che doveva sancire il passaggio ai Play Off del Foggia a Terni. Io ero attaccato alla sua panchina, con il mio operatore. Il Foggia doveva vincere quella partita, era tranquillamente alla sua portata. Solo che ha preso dei gol stupidi e stava perdendo addirittura 3-2. La vittoria ormai era sfumata, ma cera ancora la possibilità di ottenere un pareggio. Al 95, bellissima azione del Foggia: lattaccante, Sau, arriva sul fondo, tira in diagonale. Tutta la panchina si alza, quasi già per esultare. Lurlo ci rimane strozzato in gola perché la palla sfiora il palo ed esce. Tutti disperati, ma lui si gira e ci ritroviamo i nostri nasi a 10 cm di distanza. Io tipo Urlo di Munch, con le mani tra i capelli, disperato. E lui mi guarda e abbozza un sorriso alla Gioconda, uno di quei sorrisi enigmatici e indecifrabili. Come per dire: Questa è la vita, mignotta. E quella sua impassibilità e quel suo sorriso davanti allimpossibilità a volte di sfuggire a certi eventi mi ha ha un po emozionato e un po divertito. Perché è anche un po il suo modo di vivere il dramma: una volta accaduto ciò che non volevi accadesse, è inutile bestemmiare. Tu hai fatto tutto il possibile, poi basta un ciuffo derba, come dice spesso lui, per deviare il corso di certi eventi.
Un aggettivo per Zeman?
"Spiazzante".