La penna degli Altri 01/07/2012 12:00
De Rossi va a caccia di De Sisti
Gli risposi: Mister, cercherò di non sbagliare. Sono convinto che faremo bene. ( ) La coppia dattacco Riva-Anastasi era molto mobile ed efficace, metteva continuamente in difficoltà la difesa avversaria. Facemmo arrivare loro la palla con regolarità e precisione: dopo 13 minuti passammo in vantaggio con Riva per poi raddoppiare una ventina di minuti più tardi con Anastasi, al termine di unazione impostata da me e Domenghini. Sul 2-0 tutto ci riusciva facile, anche perché la Jugoslavia era irriconoscibile rispetto alla prima partita ( ).
Nel corso dei novanta minuti ci furono dei momenti di dominio da parte nostra fino al tripudio finale: lItalia aveva vinto un trofeo dopo 30 anni esatti dal Mondiale del 1938 ed era tornata a recitare il ruolo che le competeva dopo la pessima figura del mondiale inglese di due anni prima. Per me, nato e cresciuto a Roma, nonostante fossi pienamente e felicemente inserito a Firenze, fu una sensazione eccezionale, e il fatto che avessi giocato veramente una bella partita, completò quella magnifica serata romana. In Tribuna avevo mia moglie, i miei genitori, i miei amici e parenti, e per qualche momento dopo la gara mi sentii forse anche più bravo di quanto non fossi, perché avevo partecipato alla conquista di un trofeo che lItalia non aveva nella bacheca. La gente aveva ritrovato lentusiasmo e il calore verso i colori azzurri, e uno dei ricordi indelebili che ho di quella serata è la fiaccolata che ci fu nel dopo partita sugli spalti dellOlimpico: era quella la prima volta che assistevo ad una simile "coreografia" in uno stadio.
LItalia festeggiava a Roma il titolo Europeo, per me era il massimo cui potevo aspirare. Forse solo il titolo mondiale sarebbe stato di più. Forse». Tra le pagine indelebili della storia degli europei azzurri, cè anche la grande amarezza per la finale del 2000. Ci fu, è vero, il contentino di vedere Vincent Candela conquistare il titolo (primo tesserato in forza alla Roma a centrare lobiettivo, ad oggi i convocati romanisti per gli Europei sono stati 25, 17 azzurri e 8 stranieri, con due campioni), ma il dispiacere per lItalia di Francesco Totti, Delvecchio, Montella e Antonioli fu troppo grande.
Laltra storia a lieto fine degli Europei giallorossi è quella del Ciclope Dellas. Dellas era approdato alla Roma nel 2002, dopo esperienze maturate in Grecia, nellAris Salonicco e nel Panserraikos, ma anche in Inghilterra, nello Sheffield United e in Italia, nel Perugia di Gaucci. Traianos (che proprio lo scorso 26 maggio ha annunciato il suo ritiro dal calcio professionistico), è stato protagonista con la Grecia di una delle sorprese più clamorose della storia del calcio continentale. Il 4 luglio 2004, nella finale di Lisbona, la Grecia gettò nella disperazione lintero Portogallo, che, guidato da Figo e Cristiano Ronaldo, era approdato alla finalissima. Lex romanista ha così ricordato quellimpresa: «Partita dopo partita ci abbiamo creduto tutti. Quando siamo arrivati alla finale eravamo tranquilli. Non giocavamo un calcio spettacolare ma davamo i risultati. Sicuramente abbiamo portato una mentalità diversa, che in Grecia non cera e abbiamo avuto i giocatori giusti per fare una squadra fortissima». Dellas regalò la sua maglia numero 5 di campione dEuropa a Giorgio Rossi.