La penna degli Altri 23/06/2012 11:10

I tempi di Palazzi e l’impunità di Lotito



E’ lì che i tempi cambiano, perché a livello sportivo Carobbio e Sartor sono già stati giudicati, Mauri (e di conseguenza la Lazio) a oggi non è neanche stato deferito. I primi deferimenti, risalenti all’8 maggio, non riguardavano la Serie A. Per non turbare il campionato ancora in corso, si scrisse all’epoca. Peccato che anche la B e la Legapro, toccate da tanti deferimenti, erano in corso. E con un altro paradosso: se i tempi si allungano (e facendo così era scontato che si allungassero), c’è il rischio di far ritardare l’inizio del prossimo campionato. E non sarebbe anch’essa una “turbativa”? E soprattutto, cosa c’era da turbare, se i nomi dei calciatori e delle società coinvolte erano già noti a tutto il mondo, compresa la Uefa, che invocava «tolleranza zero»?



Tutta una questione di tempi, insomma. La conseguenza è l’impunità, cosa a cui la Lazio e in particolare il suo presidente sono abituati. Claudio Lotito, ultimamente, può fare qualsiasi cosa e non gli succede niente. S’è preso la Salernitana e non poteva farlo. Ieri però il consiglio federale ha deciso che si può fare. E chissà, magari prima o poi si riprenderà anche il suo posto in consiglio federale, che per ora gli è stato tolto dopo la sua condanna in primo grado per il processo di Calciopoli. Secondo le regole federali, si decade finché il processo non è arrivato all’ultimo grado di giudizio. Curiosamente, un principio molto simile a quello che è (era?) nei regolamenti Uefa per le società coinvolte in vicende di calcioscommesse, a prescindere dall’esito dei processi sportivi. Ma vedrete che Lotito, il cui ricorso è stato respinto dal Tar e che comunque ultimamente non fa altro che parlare con consiglieri federali (quindi in consiglio non c’è, ma è come se ci fosse), non mollerà. Tanto per lui e per la Lazio le regole cambiano.