La penna degli Altri 10/06/2012 11:21

De Rossi, la seconda occasione

Quanto a , in Spagna avrebbe potuto finirci davvero, perché il Real non ne avrebbe mai fatto una questione di soldi e invece è stato lui a farne una questione di cuore: altro che Galacticos, meglio una Roma da portare a vincere qualcosa. Di calci di rigore, però, da quella sera ne ha battuto solo uno (segnandolo) nella Supercoppa vinta ai rigori dall’Inter. Poi più nulla. Anche perché quello della notte viennese seguiva di pochi mesi un’altra notte da dimenticare, quella dell’Old Trafford bis. Altro rigore, palla alle stelle insieme alle speranze di rimonta della Roma contro il Manchester. chiuse la partita in ginocchio sul prato, la fronte appoggiata all’erba, come se il senso di colpa fosse troppo pesante. Due mesi dopo, ancora undici metri stregati, ma almeno stavolta il rimorso se lo prese Di Natale. Quattro anni più tardi, il suo secondo Europeo è anche la seconda occasione. ci arriva come uno dei tre soli reduci della sfida di Vienna in campo questa sera (gli altri sono Buffon e Cassano) e con tante responsabilità in più.

Allora aveva convinto Donadoni a dargli una maglia segnando la punizione che piegò la Francia e portò l’Italia ai quarti, dopo che all’esordio il ct lo aveva clamorosamente escluso preferendogli Ambrosini. Non era l’unico romanista, c’era anche un inedito Aquilani all’ala destra, che uscì prima dei rigori con 13 chilometri nelle gambe. Oggi a centrocampo non ci sarà perché Prandelli ha preferito risolvere il problema dell’infortunio di Barzagli passando a una difesa a tre con il romanista al centro. «Ma non è che farò proprio il centrale, diciamo che sarò una specie di collante fra difesa e centrocampo» ha spiegato due giorni fa in conferenza stampa.

D’altra parte, in questa stagione l’arretramento d’urgenza gli era diventato quasi familiare: in principio fu Roma del 12 dicembre, Luis Enrique aveva finito i centrali e si calò nel ruolo a perfezione. Solo che poi la mossa si è ripetuta anche quando i difensori c’erano e più di qualcuno si è chiesto se davvero valesse la pena privarsi del suo contributo a centrocampo. Prandelli invece non ha avuto dubbi: «Il mister mi ha chiesto di giocare lì e io ci vado, e non perché ci dobbiamo difendere contro la Spagna. Perché magari divento il miglior difensore del mondo». E magari riprende anche – per chiuderlo - un discorso interrotto quattro anni fa