La penna degli Altri 12/06/2012 10:46
De Rossi, faccia da leader e fedelissimo di Cesare
Osserva la platea. Ha lo sguardo fermo. Neppure un filo dansia. Prende il microfono: «Sono qui, cominciate pure». Quaranta minuti di domande. Alcune anche insidiose. Sullinchiesta calcioscommesse, su Buffon, sul generale clima di sfiducia. De Rossi risponde piano, è deciso, netto. Difende la categoria, ma ammette che se i magistrati inviano avvisi di garanzia, «avranno le loro buone ragioni ». Poi parla di schemi, li spiega senza indugi. Sfoggia un eloquio forbito, sistema un giornalista: «Mi scusi, non ho capito qual è la sua domanda: può ripetermela? ». Quaranta minuti così. Saluta, se ne va. Altre immagini. Due giorni dopo. Stadio di Danzica, area di rigore italiana: cè lui che gesticola, chiama i compagni, urla ordini, comanda. Salite, chiudete, attento lì, dalla a me, tienila bassa. Nei piani di Cesare Prandelli, tatticamente, avrebbe dovuto anche comandare di più.
A De Rossi aveva infatti chiesto di assumere una posizione identica a quella che gli era stata assegnata, nella Roma, da Luis Enrique: i terzini larghi, e tu qualche metro avanti ai due difensori centrali nella fase offensiva, per impostare; nella fase difensiva, gli devi invece scalare in mezzo. Non è andata esattamente così, De Rossi a tratti ha giocato quasi come un vecchio libero: ne staranno parlando, vedremo con la Croazia. Ciò che però conta è latteggiamento del giocatore. Un leader, un nuovo capo dello spogliatoio. Quando ci rientrò, al 27 di Italia-Stati Uniti, in Germania, ai Mondiali del 2006, aveva 22 anni e un minuto prima aveva mollato una gomitata micidiale a Brian McBride: 4 giornate di squalifica, per poi però tornare ed essere tra quelli che andarono sul dischetto, la sera della finale con la Francia. Aveva la faccia di un ragazzo. Una vita fa. Anche difficile. Con dentro la separazione dalla moglie Tamara, con il padre di Tamara trovato ucciso con una fucilata, con lamore per la figlia Gaia (bellissima) da vivere con la fatica prevista dalla legge.
Cera la scena perfetta per perdersi. Non è successo. È fidanzato con lattrice Sarah Felberbaum, è lerede designato alla fascia da capitano di Francesco Totti, ha rinnovato il contratto con la Roma: 5,5 milioni netti allanno, più uno di premi. Tanti soldi, ma avrebbe potuto guadagnarne parecchi di più nei club che lhanno cercato (Manchester City, Real Madrid). Non è andato perché adora la città (con la Felberbaum convive dietro Campo de Fiori) e poi perché il sabato pomeriggio, a Trigoria, deve assistere alle partite della Roma Primavera, allenata dal padre Alberto (lo scorso inverno, il padre dovette alzarsi dalla panchina per andare a calmare il figlio che, sul 4-1 contro il Milan, urlava aggrappato alla recinzione. «Danie, stiamo vincendo... Calmati, che figura mi fai fare?»). Laltro giorno, in allenamento, alla fine di un esercizio, cè stato uno di quei momenti in cui scattano le battute: Cassano ha detto una cosa a Thiago Motta, che ha dato una spinta a Di Natale, e tutti ridevano, e Prandelli stava perdendo la pazienza. Allora sè sentita la voce di De Rossi: «Oh, dai, ragazzi... Ascoltiamo il mister...».