La penna degli Altri 31/05/2012 09:18
Zeman-Totti, tutto come tredici anni fa
Ci siamo quasi Per l'annuncio di Zeman alla Roma manca poco. La firma arriverà tra oggi e domani, l'annuncio probabilmente lunedì. In mezzo, c'è il Memorial Franco Mancini, a cui Zeman parteciperà sabato sera guidando il Pescara per l'ultima volta. E vuole farlo da tecnico biancazzurro, nel rispetto di una stagione che gli rimarrà nel cuore, proprio come l'ex preparatore dei portieri. È per questo che ieri, all'ultimo allenamento, Zeman ha detto «di non aver salutato i giocatori, con loro mi rivedrò sicuro». Avverrà sabato, quando Zeman rientrerà a Pescara dalla due giorni romana. Nella Capitale doveva tornarci ieri, dovrebbe farlo oggi e restarci fino a sabato a pranzo. Un ritardo dovuto al fastidioso inconveniente di ieri: durante l'allenamento sconosciuti gli hanno svaligiato casa, approfittando di alcuni lavori in corso nella palazzina (portando via orologi, preziosi, carte di credito e i regali della festa promozione). «Se mi vedrò con Sabatini? Ne sono all'oscuro...», dice il boemo. Si vedranno, con lui e con Baldini. «Tra poco formalizzeremo il rapporto con il nuovo allenatore ha detto l'a.d. Fenucci e da lì inizierà la costruzione di una squadra che spero dia grandi soddisfazioni ai tifosi, una squadra spettacolare e divertente». Quella di Zeman.
Amore Tredici anni dopo, dunque, Totti (alla sua 21a stagione giallorossa) e Zeman torneranno insieme. È il giusto finale di un romanzo bellissimo, con due condottieri che si stimano, si vogliono bene, quasi si amano (sportivamente). «Il mister è unico e inimitabile», ha detto Francesco il giorno della promozione in Serie A del Pescara. Zeman, in passato, si era spinto spesso anche più in là: «Francesco è il miglior giocatore che ho mai allenato e quello più forte al mondo negli ultimi dieci anni. In Italia in 50 anni sono nati tre fuoriclasse: uno è Rivera, l'altro è Baggio e il terzo è Totti». Parole che trasudano di una stima infinita come calciatore, ma non solo. Quando Zeman arrivò alla Roma, infatti, Totti era un po' timoroso, a causa di alcuni giudizi non lusinghieri su Zeman. Poi ha imparato a conoscerlo ed ha scoperto «una persona eccezionale, che sa darti serenità e tranquillità». Non solo, perché è con Zeman che Totti si è affinato, imparando i movimenti e apprezzando il senso del sacrificio. «Prima giocava per sé stesso, poi ha imparato a far parte di una squadra», disse una volta il boemo, che nei suoi primi passi giallorossi chiamava affettuosamente Francesco «stella». Del resto, con quel talento lì a disposizione, Zeman aveva capito subito di avere tra le mani una miniera d'oro (calcistica). Il boemo, tra l'altro, è uno di quelli che a Francesco in passato gli avrebbe dato anche il Pallone d'oro, ora proverà a renderlo immortale fino alla fine. «Ma io non ho detto che allenerò di certo la Roma, ho detto solo nel caso in cui...», ha glissato ieri da Pescara. Oggi e domani firmerà, dalla prossima settimana sarà a Trigoria.