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La penna degli Altri 31/05/2012 12:13

Si a Zeman: per la ragione e per il cuore. No a Zeman: per non avere un «martire»

 

Nemmeno è arrivato e già si rammarica per quando fu mandato via, tredici anni fa, «per un problema politico», e la squadra perdeva punti «per le decisioni di altri». Con tutto il rispetto per le ragioni che certamente avrà, avremmo bisogno d’altro che di un nuovo Martire del Calcio Pulito da sacrificare sull’altare del calcio immorale e degenerato. Vorremmo uno che faccia divertire, certo; noi però, non gli avversari. Di uno che, con la sua faccia scolpita e la sua storia cristallina, non debba diventare l’alibi per continuare a non vincere, perché tanto sarà colpa del Palazzo e della corruzione dilagante. Avremmo bisogno di uno che ci faccia vincere le partite in maniera limpida, ovvio, nella consapevolezza che il Palazzo e gli arbitri ce li avremo sempre contro. Ma per vincere bisogna che i difensori stiano in difesa, almeno ogni tanto, non sempre a centrocampo. Soprattutto se, per caso, si è in vantaggio. Speriamo che Zeman, stavolta, se ne ricordi. O almeno lo tenga presente, se proprio non vuole rinunciare ai suoi principi. (E non dica più, anche se lo pensa, che il derby è una partita come le altre. Per lui, forse; per noi no, purtroppo). Uno che non voleva rinunciare ai suoi dogmi calcistici, al punto da sostituire con Okaka, l’abbiamo appena avuto. Veniva dall’Asturia, e c’è tornato. Senza che nessuno l’abbia cacciato: evidentemente non aveva il fisico per la Roma e per Roma, altro che hombre vertical! Le perplessità sul suo conto che nutrivamo un anno fa, sciaguratamente, si sono rivelate fondate. Speriamo di sbagliarci per il futuro. Anche perché, come sempre e a prescindere da presentimenti e pregiudizi, un minuto dopo che si sarà seduto su quella benedetta panchina cominceremo a tifare per lui, e gridare Forza Zeman.