La penna degli Altri 01/05/2012 09:28
Roma appesa a Luis
«Non ho detto niente perché una volta che uno dice una cosa dopo cinque minuti si sa in tutto il mondo». Luis Enrique spiega di non aver informato i giocatori su quanto accadrà per non mettere in piazza la sua decisione con largo anticipo. Del resto anche la formazione la serve al gruppo solo unora prima della partita. «La stagione non è ancora finita, come pensano molti. Credo che la squadra deve provare a vincere contro il Chievo. E io devo fare quello per cui sono stato scelto: mettere tutto in questa partita. Il resto non conta. Speculare sul futuro non mi interessa. Sono un combattente dal giorno che sono nato, per fortuna. Sono asturiano. E orgoglioso di essere allenatore della Roma».
Baldini gli trasmette sicurezza. Il dg sta sfidando la piazza pur di proteggerlo. Perché lo vede coinvolto e propositivo durante gli allenamenti, addirittura più che nei primi mesi della sua avventura. Insomma Lucho, anche se dimostra di soffrire il vento contrario, insiste per raggiungere almeno lEuropa League. «Sono molto motivato per la prossima partita. Non ho altro nella mia testa che non sia quello di preparare questa gara. Poi, quella successiva. Per restare in corsa possiamo permetterci unaltra sconfitta». Qui, contro il Chievo, la Roma non ha mai perso. Per sperare nella rimonta, deve difendere limbattibilità, anche se fuori casa è conta 12 ko (10 in campionato). «Temo la squadra di Di Carlo: ha fatto una buona annata, grazie a un sistema consolidato. Mi auguro che la Roma ripeta la prova di sabato contro il Napoli e non quelle viste in precedenza. Noi in trasferta siamo in difficoltà, ma se vinciamo contro il Chievo avremo più chance per battere il Catania e il Cesena. Questo torneo è così equilibrato che non possiamo sapere chi arriverà quinta. Ma noi dobbiamo migliorare le nostre prestazioni».
«Adesso avere rimpianti, però, non serve nulla». Prova a guardare avanti, ma non può non voltarsi indietro. «Abbiamo sprecato tante opportunità. È successo qualche volta di troppo ed è un peccato pensare che senza qualche errore ed essendo più forti in queste partite, saremmo stati lì. Ma a questo punto uno ha quello che si merita. Lobiettivo era fare il meglio possibile con un gioco diverso. Non mi aspettavo tanti alti e bassi, non mi sono piaciute certe figuracce. Ma di questo discuteremo dopo».
Parla da allenatore della Roma. Fino in fondo. In questo senso dà limpressione di non volersi chiamare fuori dal progetto. Perché si schiera apertamente al fianco del suo gruppo. «La cosa che mi dispiace di più è latteggiamento dei tifosi nei confronti della squadra: loro pensano che non ce labbiamo messa tutta, ma non è così. E non è bello sentire che ai giocatori manchi il carattere. Non ci siamo espressi al nostro livello, perdendo troppe gare, ma abbiamo sempre giocato per vincere. È il rischio che mi assumo io, da sempre». In più dà indicazioni per il futuro. È come se si rivolgesse a Baldini e Sabatini: «Con i ventenni, anche se hanno molta qualità, bisogna avere pazienza. Non è giusto fischiarli. Sono ragazzi appena arrivati in una nuova squadra e in nuovo paese. Parlo di Pjanic, Bojan, Cote, Lamela, Borini, Piscitella, Viviani, Tallo e Kjaer. Tra quattro-cinque anni questi giocatori faranno grande la Roma: sono sicuro, sicurissimo».