La penna degli Altri 31/05/2012 11:18

Inquinato anche il derby di Genova

Due ore e mezza era durato l’interrogatorio di OmarMilanetto, il giocatore che entrò in rotta di collisione con la curva del proprio durante il derby con la Samp e che per questo a fine stagione fu ceduto al Padova. «Il mio assistito non conosce gli zingari e non ha partecipato ad alcun incontro all’hotel Tocqueville di Milano: abbiamo dimostrato carte alla mano che quel giorno Omar era da un’altra parte» assicura l’avvocato Mattia Grassano. Qualcosa di più nel chiuso dell’ufficio del tribunale deve però essere accaduto, se anche il legale ammette che si è parlato insistentemente del burrascoso derby della Lanterna conclusosi con la vittoria dei rossoblù negli ultimi minuti e con la conseguente retrocessione in B della Samp. La procura ha elementi su quella partita» confessa uno degli inquirenti; e arrivare a falsificare una stracittadina come quella ligure sarebbe un record difficilmente eguagliabile. In particolare l’interrogatorio si è soffermato sui rapporti tra Milanetto e Safet Altic, detto «Sergio», trafficante internazionale di stupefacenti che attualmente è in carcere. «Omar interpellò Sergio dopo la rottura con gli ultrà. Altica è uno dei piùmoderati della curva e attraverso di lui voleva chiarirsi con la tifoseria» ha sostenuto il legale.

Prova a mettere una pezza alle accuse anche Stefano Mauri, il più atteso della giornata: «Abbiamo fornito ai giudici elementi che possono spiegare i fatti a noi contestati. Adesso tocca ai giudici verificarli» riferiscono i legali Amilcare Buceti e Matteo Melandri. Mauri nega l’amicizia con lo zingaro Ilievskj, ma non sarebbe stato granché convincente quando ha dovuto dar conto del perché usava una scheda telefonica intestata a Samantha Romano, fidanzata del titolare di un’agenzia di scommesse di Roma.

Poi è stato il turno di Marco Turati: interrogatorio più stringato e dall’esito incerto. «Ha chiarito che lui non c’entra niente con gli zingari e le partite truccate» dichiarano i legali Marco Campora e Roberto Tropenscovino. Vero, ribattono da dentro il palazzo di giustizia, ma ha detto che i «tarocchi » avvenivano a livello di dirigenti. Eccolo, dunque l’«inquinamento etico» di cui parla il giudice Salvini nell’ordinanza, con una frase che sembra anticipare lo sfogo del premier Monti dell’altro giorno suimali del business pallonaro. Il gip di Cremona nelle carte dell’inchiesta ha toni molto netti al proposito: «L’inquinamento etico dei calciatori e forse anche dei dirigenti non è stato episodico, ma diffuso e culturalmente accettato in spregio ai principi della lealtà sportiva»: altro che zingari che sbarcano in Italia con pistole e mazzette, insomma, e distribuiscono in ugual misura minacce e prebende: il pallone italiano era già pronto a vendersi, aspettava solo ilmiglior offerente